Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

474 A Palazzesohi Egli ci descrive rapida.mente la sua infanzia di piccolo borghese agiato, e con vera tenerezza e nostalgia ci parla dell'amore di sua ma,dre che giungie a donargli un anellino d'oro con una pietra prezio~, eh~ egli, passeggiando un giorno per le vie di Parigi, posa sul tavoh~o di un caffè pretendendo di .ritrovarlo allo stes,so posto due ore dopo, ripas– sando davanti a quel caffè. La madre, che gli chiede il perché della sua meraviglia, dà sfogo alla propria nell'ascoltare la spiegazione, e l'am– monisce che non è prudente lasciare gli anelli d'oro ,sui tavolini dei caffè. Il padre, più pratico, lo impiega s1ollecitamente prnsso un bravo ombrellaio che lo adibisce ad un lavoro assai curioso. Pare (debbo a Paul PO!iret questa utiliissima informaq;ione della quale conto far tesoro per il resto di ombrelli che pos,sano rimanere ai miei giorni), pare che gli ombrelli di cui più o meno tutti ci serviamo, una volta confezionati, presentino quasi sempre certi inevitabili forellini su cui il saggio in– dustriale fa passare una mistura nera atta a celarli all'occhio indaga– to11e dell'acquirente, salvo a ricomparire a breve scadenza colle prove dell'uso. Spero che con me, d'ora in avanti, notando la progressiva ap– parizione dei buchi nel vostro ombrello, non potrete sottra.rvi dal ricor– dare il pennello di Paul Poiiret occupato ad aprire e chiudere gli utilis– simi strumenti nella bottega del fabbricante parigino. Mentre però la sua mano ,seguitava imperterrita a spennellare l'oscura e maliziosa pece, ben altro impulso era per darle il suo ingegno viviS!Simo; ché, al l'liparo cli– screto degli ombrelli, eras,i da,to a disegnare, dipingere, schizzare, ab– bozzare, sfogando un prepotente amore per la bellezza ed una smania febbrile di crear nuove forme coi più vividi colori. E non appena le grandi case di mode incominciano ad interessarsi ai sruoi disegni, e ad aequistarglieli, questi gli permettono, giacché oltre la mansione di turare i buchi aveva quella di portare gli ombrelli alle rispettive abi– tazioni dei clienti, di portarglieli direttamente in carrozza. Finché Dou– cet, che gli ha messo addosso l'occhio clinico, lo invita •a destinare a lui la sua attività, assumendolo nel proprio laboratorio di rue de la Paix, dove inizia e sviluppa felicemente una prima serie delle sue infinite possibilità. Dopo di che abbiamo un anno di vita ''nl.i1itare, durante il quale il giovane -sarto sensibile alle minime sfumahr:P'e di: un chiaro'scuro o si– nuosità di un contorno; non sembra persuadersi cos,ì.alla prima di certi rettilinei mentali che· costituiscono la disciplina militare. Compiuto l'anno del servizio, viene assunto da Worth. · Worth era, ed è anc6r-a in proporzioni molto ridotte, il sarto delle grandi corti europee. Regine e principesse erano le sue auguste clienti, e ne costituivano la gloria e l'orgoglio. Queste però, già a quei tempi come presaghe di alcuni radicali cambiamenti che dovevano avvenire' face- ' . vano certe esperienze di vita più semplice e comune, scendendo dai trop.i, uscendo dai saloni dorati fra, velluti e dama,schi, lasciando da una parte le portantine e i monotoni passeggi nei loro giardini solo abitati dai cigni dei l aghetti e al solo r11more delle fontane. Il vecchio Worth, accorgen– do.si dalle commissioni; di questi inesplicabili cambiamenti nel loro tenor e di vita, pareva smarrire la ragione, e pareva a lui ,stesso di scendere dal trono colle regine. - Ora che le principesse vanno sul tran- BibliotecaGino Bianco

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