Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

SETTIMANALI. Luigi Valli. 1 marzo. Luigi Valli è morto sei giorni fa, d'un tratto, mentre parlava di Dante, mentre per la centesima volta celebrava, in piedi dayanti a una sala colma, la gloria del suo Poeta. E naufragato nel pieno mare della poesia e non ha conosciuto lo strazio dei lunghi addii, dei simulati conforti, dei pianti soffocati intorno alla sua agonia. E sprofondato in quel gorgo di luce, e i versi danteschi hanno segnato il ritmo dell'onda che andava, veniva, che l'ha abbagliato, e in un attimo s'è chiusa su lui. Se avesse potuto scegliersi una sorte, questa si sarebbe scelta, tranquillo e deliberato, a testa alta, com'era, sempre nella vita. Questo proporsi da sé un dovere e dedicarvisi tutto per anni e anni con un'ostinata dolcezza della quale egli stesso talvolta sorrideva, pur non cedendo d'un millimetro, faceva di Gigi Valli per noi amici un esempio. Il suo nazionalismo della primissima ora, la sua costante e de– vota amicizia per Giovanni Pascoli, la sua interpretazione politica e morale della Divina Commedia con lt:l ragioni e i simboli dell'Aquila e della Croce, la sua teoria sul linguaggio segreto di Dante e dei Fe– deli d'amore, non erano per lui soltanto schemi, sistemi e simpatie, per ordinare ed acuire l'intelligenza nella soluzione d'un p,roblema. Diventavano subito ragioni di vivere, comandamenti morali, doveri ai quali bisognava tutto sacrificare, anche la pace, anche la rinomanza, anche le amicizie, anche gli studi più liberi, facili e cari. Lo ritrovavi dopo mesi, e per pochi minuti t'offriva il suo largo sorriso, le braccia aperte, i ricordi comuni; poi d'un tratto, come già lo pungesse il ri– morso· del tempo pèrduto, ti parlava del suo lavoro e del suo dovere, dapprima ca,utamente perché non ti rivoltassi, non gli dessi del ma– niaco, non gli sfuggissi scherzando e divagando; e appena era certo d'averti tratto nella sua barca, via a gonfie vele. Venuto alla letteratura e alla politica dalle discipline :filosofiche, aveva una forza e un'accor– tezza di dialettica che erano, anche da sole, uno spettacolo vario, im– preveduto e sempre ammirevole, appunto perché dietro alla scherma serrata sentivi impegnato tutto l'uomo. Per questo siamo stati in tanti ad amarlo e, almeno quando s'era accanto a lui, nel tepore di quella virile e cordiale amicizia, a desiderare di diventare un giorno, sul suo esempio, rettilinei come lui, padroni e servi d'un'idea sola. Ma non può tutto la virtù che vuole, ci susurrava lo stesso Poeta sirn, quello che gli è stato vicino mentr'egli è caduto. ibliotecaGino Bianco

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