Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
462 .E. Pea - Ma perché Giotto, zuccone? Che c'entra Giotto oon la cal– cina! Giotto è um'altra cosa. Era pastore anche Giotto, ma la storia dell' « O )) è ,storia di ieri, rispetto al tempo di quel pastore che vide formarsi dal fuoco e dalla pietra la calce viva. Dopo un po00 d'esitazione, il ragazzo domandò: - Era un pastore di queste parti? . . · - Era un pastore di regioni lontane, al di là del mare. Perché devi sapere che ci sono pastori in tutte le parti del mondo, e dap– pertutto ci sono peoore su per giù fatte oome le 1I1ostre : oon quattro gambe e con la coda. Anche in quei paesi di « là ma mai)), c'è l'in– verno e c'è l'estate, e si deve all'illlverno se la, calce s'è fatta viva nel mondo. Il pastorello barbaro accendeva, il fuoco sopra una grotta, e, per tenere la legna sollevata da terra, metteva di qua e di là dei sassi, come noi mettiamo gli alari al camminò. I ragazzi sono illl– gordi di tutto, non co1I1oscono la misura. Non so1I10mai oontenti, sia che si vogliano pascere gli occhi o la pancia, come per qua– lunque a1tra voglia da godere. Così, il ,piccolo fuooo, a forza di tirarci su della, legn;:i, a rifascio, diventò una pira da poter scal– dare una tribù di quel tempo. Mia il bello fu quando sopraggiunsero le piogge che, invece di spengere il fuoco, parve acce1I1desser9anche il sasso, tanto fuma.va la grotta, di Ulll ·fumo bt3i1Ilco e denso ed aicre di odore oome la vinaccia. Il ragazzo pastore vedeva fumare la grotta -ed i sassi su cui era stato acceso il fuoco, ed avvicinatosi, sentì sfrigiolare la pietra che si decomponeva in calce, gemendo come fa il ferro rovente, quando il fabbro lo affoga nell'acqua d!opo averlo forgiato. Si dice che la calce viene dall'oriente. Certo che la calce è venuta di là; e se si pensa che non c'è pa,rte del mondo in cui sia ignorata, si può considerare la calce come il pane e come il sale universale indispensabile al .vivere civile. ~enza la calce gli uomini sarebbero anc6ra nelle caverne o nei ricoveri sugli alberi come le scimmie. Ma non bisogna,. però, dimenticare che la calce è molto respon– sabile della lllostra infelicità e che è stata la prima, dopo il fuoco, a portare nel m·ondo il dolore o ad accrescerlo. Se non ci fossero le case murate, io e te, ci arrampicheremmo sopra uno di questi alberi e forse saremmo felici. Il pastore freddoloso, benché sapesse già accendere il fuoco, era certo più felice di noi, vestiti con i pantaloni e con la giubba, lui nudo sotto una pelle di pecora. JiJ intainto il vecchio ed il ragazzo eraino arrivati all'altezza della fornace. · Un gomito di strada portava pr,oprio al piazzale di uma oova di pietra, che serviva ad alimentare la for1I1ace, ed il piazzalè era tutt'uno con la bocca çlella forlllace, che ad'.esso fumava per le ca- BibliotecaGino Bianco
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