Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

460 E. Pea, t'è garbata i(llvece la mia Figlioccia, o la bellezza di questi monti, o, il tramonto, visto di quassù ? Il ragazzo si scusava, come se le domande del vecchio fossero dei rimproveri : - Il tramo(llto, io lo vedJo sempre oompagno. Il moote non mi garba: ci si cammi(ll'a male, e ci ,si p~te troppo la fame. E la vostra Figlioccia mi pareva lunatica .... Ma quella do(llna del prete, mi faceva -come mi fa mia madre. E quam.do siam:o venuti via, s'è messa a piangere. - Allora (llOn t'è ga,rbata perché era bella? - No! M'è garbata come mi garba mia madre .... - Ma tua madre è più bella anc6ra, benché sia un poco più vecchia. È più bella! - Sì, è vero. Mia madre è più bella, - diceva il ragazzo. - Lo sai, come la chiamavano tua màidre quando era giovi- netta? L,a chiamava{(lo la« BeHoccia )). Oh! com'era indovinato quel soprannome .... - E ci fu una pausa, in cui parve che tanto il vec– chio quanto il ragazzo pensassero alla stessa persona. Rimbombavmo, alternandosi, i passi dei due, che cammina– vano frettolosi. E come se gli uni fossero l'eco degli altri passi: perché i passi del vecchio, dovendo sostenere U1I1 peso maggiore, erano forti e davmo U(llsuono doppio del suono che davano i passi del ragazzo. Per tutto il tempo della discesa, il vecchio restò chiuso in un ragionamento tra sé e sé. Ed il ragazzo, che ahdava avanti, fantasticava secondo la sua età. Ma l'uno o l'altro, ogni tanto, guardava in alto, tra il frascame dei castagni, il .cielo tutto stelle. Era sopraggiu(llta la notte, più presto di quanto avesse giudi– cato il vecchio, dlall'inizio della discesa. Malpratico della monta– gllla-, si era partito, di lassù, che tramontava: e adesso, a mezza strada, era già notte. E c'era U(lla brezza fredda, a stormire tra gli alberi, che il vecchio non avrebbe supposto dal clima prima– verile della giornata. Non c'era .la luna a rendere c~iara la notte, ad illuminare le strade bistorte e ripide; ma il cielo roRso del tramonto s'era con– vertito in indaco cupo, sereno e fondo, e senza la velatura che appanna, qualche volta, anche il più chiaro cielo. E su tutto il turchino, le stelle s'erano affacciate ad occhieggiare la terra di Ver– silia, già tutta fiorita di nuova stagione. Laggiù, in fondo alla val– lata, tra il letto del fiume e l'opposto monte, si scqrgevamo i tetti neri di lavagna. E luccicava{(lo le fi(llestrelle picoole. delle case ad un piaID.o. , Dalla parte del monte, che il vecchio ed il ragazzo scendevàìno, ad un tratto, una vampata e un fumo copersero la vista del borgo. Biblioteca Gino Bianco

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