Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
Rivelazioni « Si comincia male >> penso io. - E per questa sera ? 325 Gli occhi giramo ÌJll alto, come a chiedere ispirazione al cielo. E il viso è serio serio, quasi triste per quella inverosimile responsa– bilità. -- Lesso. (Ha detto «lesso>> con semplicità spartama). - E un d'olce, Lucietta, non lo vuoi un dolce oggi? - chiedo io. Perplessità. Poi, tutto d'un fiato : -- Delle paste a colazione, poi, col latte, alle quattro, la torta e alla sera il gelato. (Ahi, ahi, l'autorità mi diventa tirannide .... ). Nella bottega dei giocattoli va, di colpo, al più bello, ma la madre le fa ,osservare che le dieci lire lllOlll basterebbero. Essa lo guarda a lungo, delusa, ma rassegnata. - Va bene, mamma, prendi quello che vuoi tu. La quantità compensa la qualità. Ecco ammucchiati sul banco forchettine e coltelli d'i stagno, un diavolino di celluloide con le -corna e la coda rossa, un orologio di latta e ullla bambolina di dieci centimetri. Per questa sola ha uno sgua-rdo tenero e la vuole co,n sé, fuori del pacco e la guarda melanconica, come a dirle : è dura la vita, eh ? consoliamoci insieme. Ma non rivolge più nemmeno un'occhiata ai giocattoli belli. Per il dopo cellla è stabilito il primo grande avvenimento mo[ldano della sua vita: il Caffè. La sera è calda e i lumi son tamti che Lucia chiede se i più lontani sono stelle. Ma il saper che son lumi non la delude, tanto è felice di trovarsi in mezzo alla gente a quell'ora sco– nosciuta e di vedersi seduta veramente al tavolino d'un caffè. Il fratello, che le siede accanto, non sta nella pelle, ma sente subito il bisogno d'i dirle, - crudele, - che lui c'è già stato e non a questo piccolo caffè, ma ad uno grande, con la Brunda. Essa l'ascolta, ma non se ne rammarica : di quella cattiva confidenza fa una gioia di più. Poi ridono insieme, felici, scoprendo una tabella sulla quale è dipi,nto un bambino che lecca un gelato gramde come una zucca. Quando arriva il suo piccolo gelato rosso, Lucia ne è intimidita e lo guarda, lo guard'a incredula che sia tutto per lei. Lo carezza col cucchiaino piatto, - che stupore per quella forma insolita, - e ne gratta un minuzzolo che assapora in silenzio. Guarda la mamma e dice, arrossendo : · - È buono, sai. M'a ecco d'un tratto prorompere da una radiola invisibile un Ìlllno marziale. La bambina leva il capo, sorpresa e ridente, poi, con l'in– dice della mano sinistra batte il tempo energica, mentre con l'altra scava il gelato. Quand'è per portare alla bocca il cucchiaino ha u,n attimo d'imbarazzo. Perché d'ue emozioni alla volta non può tenerle. Ingolla il fresco boccone, ma lascia l'indice a mezz'aria col ritmo infilato. BibliotecaGino Bianco
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