Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
322 B. M. Baooi e fatta, cosi esclusivamente per me, che quattro quinti delle nostre co– noscenze devono dire giustamente che proprio non si sa che cosa io ci trova~si.. .. Gli sbalzi di quella intelligenza, e di quel sentimento erano fenomenali, sempre però giusti e sagaci, essa riposava sulla mia, parola, di onor.e e non aveva mai dubbi.. .. Le buone amiche mie schiette e sincere essa ha sempre stimate ed amate come corona di affetti gentili dei quali essa, era, la gemma principale; mai ha avuto una nube su questi rapporti, ancor quando la gioventù sorrideva,. Quando fu morta la vestii come avevo vestita_ la mamma, con un lungo camice di seta bianca; e piante e fiori intorno alla cassa. Creda, signora Matilde, che era proprio tornata bella; si sarebbe stati li per perdersi a guardarla dalla mattina alla sera, e dalla sera alla mattina. Se la potessi vedere ancora quanto bene mi farebbe .... Ai primi dell'estate del '96 per consiglio dei medici e i[lcitamento del cardinale ,Mocenni, Diego Martelli si recò a Montecassino diove conobbe e conversò ool Pa,dre Tosti, che lo fece rimanere << addirit– tura entusiasta)) e di lassù scriveva alla sig[lora Gioli il 15 luglio del '96: Il ca,rdinale Mocenni mi aveva spal1mcato le porte di questo luogo remoto e segregato. Feci i miei bagagli e partii. Il viaggio fu quanto dir si poteva, f~ice. Mi fermai a Roma, visitai Nino Cç,sta partito ora per Londra. Detti un bacio al vecchio compagno Cahianca che sarà l'ultimo, e partii. .Seguitò la, buona fortuna. Ottimo il viaggio, gentile l'acco– glienza, incantevole il luogo. Respiravo a pieni polmoni e ritenevo assi– curata la mia, vittoria. Dopo tre giorni feci col mio fedele una, lunga camminata di montagna .... T·ornato al,Convento dissi a me stesso: « Ho vinto!». Ma no, signora Matilde: io vivo nell'incredibile, ma non vinco mai. Si riaprono le ferite negli intestini, perdo quel poco di forza acqui– stata, ritornano i gonfiori alle gambe, ritorna la, palpitazione al cuore, ed eccomi uno straccio peggio di pdma .... Da, casa dove non ho voluto gettare l'allarme, mi scrivono lettere di consolazione, ed a Lei confido lo stato -mio d'animo ,e di corpo, perché la so dom1a forte e tale cui si può dir.e tutto .... Ho tenuto un po' dietro al congresso nazionale so– cialista. Non si era veduto da un pezz,o tanta .... pretensione accoppiata a tanta povertà d'idee. Tutto il forte dell'affare si riduce a scomuniche ed a commina~e espulsioni. · Il soggiorno di Montecassilll:o doveva chiudersi in mamiera quasi tragica. Il 22 luglio cosi scriveva alla fedele a,mica: Ieri capitò qui il meqico dell'Abbazia, eh.e è un uomo sulla qua--' rantina, alto, ben fatto, di non molte parole, e dal quale mi feci visitar,e. Questo signore, dopo accurato esame e matura riflessione, pronunciò il suo verdetto, per il quale io sono condannato a morte senza benefizio delle attenuanti. .Si tratta di una cardiopatia. Dichiarò pessimo il clima dell'Abbazia per le mie condizioni di salute e mi consigliò la partenza, BibliotecaGino Bianco
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