Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

320 B. M. Bacci moglie si riempivano di lacrime. In questo dire sopravviene una bellis– sima donna elegantemente vestita di nero. È la signora Serrufini, la Mad– dalena del Gri8to alla festa di Pwrim. Bovio l'aspetta,va per imbeverla della parte .... che dovrà fare nel Paolo, e dimenticando tutti comincia a descrivere il suo .futuro lavoro. Comincia dalle analogie fra quel tempo ed il nostro. Un mondo che si sfascia da un lato, un mondo che· sii.forma dall'altro .... E dopo questo preambolo descrive scena per scena tutto il dramma alzandosi diritto in tutta la persona e recitando in mezzo alla stanza. L'artista si esaltava p_ensando alla parte di Epicarì, cortigiana greca che preferì il :amicidio alla vergogna della confessione, che nem– meno i tormenti di Nerone poterono strapparle. La bimba De Felice ascoltava convulsa senza battere palpebra e senza proferir parola, mentre la moglie De 1:<"'elice, pallida e disfatta, reprimeva i singhiozzi. Alla fine della splendida improvvisazione, il cameriere conclude : « .Signor Pro– fessore, la colazione è servita,, la Signora lo aspetta>>, e. cala il sipario. Il cardinale Mario Mocenni, della Segreteria di Sta;to di Leo!lle XIII, congiunto alla Quiri!lla, chiese al Martelli di poter far oopiare urn ritratto della « Don!lla gentile)) di proprietà del Martelli stesso, onde aver un'immaigirne di leì. Questi gli rispose ac~onte!ll– tandolo e inviandogli anche a1cune carte in rioordo della Maggiotti Mocen!lli. Qualche tempo dopo acc,ompagnrundo con u!lla lettera al cardinale due dei suoi scritti, non. poté trattenersi dall'usare il suo buon umore e gli scrisse in modo spigliato chiedendogli anche se volesse dettare l'epigrafe da pors\ sulla casa « delia sant·a amica del Foscolo)). Nella lettéra si qualificava di reprobù e gratificava Sua Emi!llenza di avversario. Il cardirnale mandò la lunga epfgrafe in latimo che ancor oggi si legge sulla casa di Via del iMelarancio, per « la nostra grande e buona Quirina )), e tra l'altro ·aggiunse : Ed ora vengo a respingere l'epiteto di reprobo chi:!ella si dà e quello di avversario che ella dà a me. Ella non è r.eprobo perché non mi consta, ed io non sono avversario a lei perché, quanto all'amore ed al volere la, gra,ndezza !1-'Italia', non la cedo ad alcuno. ' · La buona relazione durò poi sempre tra i due; infatti in una let– tera a Ma-tilde Gioli -scritta da M-01Uteoassino il 15 luglio del '96 il •Martelli accenna: « Mi fermai a R,oma.,vidi S. E. ,Mocenni, Andrea Oùsta e Oavallotti )); e, per la varietà non c'è male. Guarda,ndo ai fatti e da.rei all'atmosfera di quest'ailITT.i della vita di Diego Martelli si sente qua.si il prepararsi della :fime.Intorno oo– mmciano a sparire i compagni della battaglia. Oecioni è morto da qualche anno, Serafino De Tivoli il '92 muore rammollito come scriverà poi il Signorini, in urn -ospizi~, Cannicci ha dei pe;fodi in cui la 'ragione si smarrisce. , ' · .... Nessuno fece mai cosa tanto saggia quanto Cannicci nell'impaz- zire; è stato molto più abile del Muzioli morto, se Dio vuole, proprio a BibliotecaGino·Bianco

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