Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

Diego Martelli, l'amico de.i « Macchiaioli >> 311 addirittura; i quartieri 1I1uoviprendevano UJI1 aspetto borghesuccio e mediocre. Ooilltro qualunque ardimento prevaleva il buon sooso toscanino, gretto e fisso nel miraggio di uri minimo booessere, e nei migliori risaliva quel fo1I1dod'amarezza e di sfiducia che lascia agire i piccoli furbi dal respiro breve ma dalla rabbiosa tenacia. I toscani, specialmente,. soillo spesso ingiusti con questa Italia ,degli ultimi aami del regno di Vittorio e dei primi di quello di Umberto; irn geinerale, tutti ne rileviamo gli errori, ci indig1I1amo della poca -chia-roveggenza degli uomini politici, ridiamo del cat– tiv,o gusto imperante, ma dimentichiamo di tenere nel dovuto conto il processo formativo, allora, del popolo e della Nazione. Ln questo sooso c'era tutto da, fare; biso,ginava in molte plaghe d'Italia oominciare a redimere uomini e terre; d'are una vita digni– tosa e sana a zone infestate dalla mala.ria, dalla pellagra, e da un inveterato disordine civile. L'idea socialista trovò apostoli profes– sionali e rumor•osi ma anche lavoratori fedeli, disinteressati e co– raggiosi, che applicarono il loro umanitarismo con una giusta vi– sione di ciò che era doveroso fare per i pr,opri simili. Veramente i più ,non furono socialisti sciootifici, né pensarono, •oltre alla cerchia immed'iata della loro azione, all' assenza e alle conseguenze logiche delle loro te@rie. La borghesia dette dei capi che sa– rebbe ingiustizia ridicola disconoscere: medici, maestri, costrut– tori, ingegneri e professori, mentre le pecore matte della politica giocavano il vecchio, e ,per noi nuovo, gi,oco a Roma. Quelli che furono gli inizi e gli anni primi del socialismo romamtico geineroso e fattivo, si può dire che prepararooo la generazione che, qualche lu– stro dopo, prendeva il comando com lllll programma in cui le ragioni vitali di un popolo che lavora, erano riconosciute le ragioni stesse della Nazione. ' Diego Martelli sentì il moto che animava la p.a,rte più viva del paese. Eoc,essivo, e logioo fino all'estremo, soffrì della piccolezza della falsità e della ingiustizia che vedeva intorno a sé, tanto da essere indotto a professarsi persino anarchico. Un anarchico che aveva in cima ai suoi pensieri sempre l'Italia. « In uno stato id'eale della comunità, io vedo molte donne che fabbrica,no molti consu– mat-ori, e molti contadini che fabbricano molto pame da consumare)). Nella quiete di Rosignano e di Castiglioncello, il suo carattere sembrò affinarsi e acquistare il coraggio di mostrarsi fuori della sua abituale sardonica bruscheria più francamente quale era. Ado– rava i ragazzi e si lagmava di non averne. n 12 maggio del '77 scri– veva a Matild~ Gioli : Io ho un debole grande per i ragazzi tutti in generale·, e grandissimo per quelli dei miei amici. Forse deriva dal non av,erne di mio e dalla simpatia pe,r tutto quello che è « in divenire))' che ho pronunciatissima. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy