Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

Diego Martelli, l'amico dei «Macchiaioli» 309 Gioli la moglie di Francesco, scrittrice e pittrice di virile in– gegmo, figlia del marchese .Ferdinando Bartolommei che co!Il Beppe Dolfi volle e capeggiò il rivolgimento per' la libemzio!Ile della To– scruna. La signora Matilde intuì, sotto l'aspetto brusco e rude di Diego Martelli, le qualità di intelligenza e d'a!Ilimo che lo facevalllo un u<lmo rarissimo. Nella sua veste di campagnolo, un p-0'ostentata e bizzarra, Diego, tarchiato e saldo, poteva ·alla prima esser preso runche per un fattore; ma questa, impressione cambiava appena si aveva agio di osservarlo. Aveva le fattezze regolari, di un colorito ulivig,no come di chi sta molto al sole; l'occhio era chiaro con una espressio!Ile tra sardo!Ilica e gioviale. I suoi modi potevano essere pieni di ogni dolcezza, ,ove bisog,nasse, ma di solito erano bruschi e schietti, di una schiettezza rude. Della sua amicizia e-on :Matilde e Oecco Gioli ci resta un epistolario che va dagli anni subito dopo il '70 si può dire al giorno della morte di lui. Da queste lettere attingeremo via via abbondantemente. - Nel 1873 Diego Martelli pubblicava con i suoi amici il Giornale artistico. Era u!Ila ripresa della battaglia i!Il favore dell'arte llluova, già combattuta al Caffè Michelamgelo e nel Gazzettino delle Arti del Disegno. Il Sigmorini ed il Cècioni furono collaboratori assidui del llluovo giornale. Il modo degli scrittori, caustico e spregiudicato, deliberatamente aggressivo, suscitava ancora lo stesso scandalo che le pitture e le sculture dei così detti macchiaioli, tra il pub– blico ligio ai pittori di storia od ai seguaci delle abili grane e dei tocchi di poonello prestigiosi. A Fauglia, a Castiglioncello e a Firenze nelJa calda comunione si amalgamavano i più diversi camtteri, da Eugenio Cecco!Ililivornese, educato in un collegio militare a Torino, colto,, rag_ionatore, ber– sagliere nel '6(i, brillante spadaccino, cacciatore appassiooato che viveva molti mesi dell'anno con i butteri e i pastori della Maremma e che ha lasciato scritti e pitture meritevoli di più considerazio!Ile di quanto ora se !Ileabbia, a Niccolò Cannicci, mite e perplesso, di una bontà profonda, talvolta in preda ad u!Il male che gli turbava e sconvolgeva la mente. Tra questi a.ffetti la vita di Martelli aveva trovato un oalore che gli dava u!Ila serenità rassegnata. Scriveva, e lavorava per i suoi amici sopratutt-0, ed è del '75 la bella Vita di Oorot redatta co!Il così intelligoote amore. Diego Ma,rtelli aveva d'a qualche anno raccolto una raga,zzetta che si chiamava Teresa, quasi una bambina, togliendola da un luogo d'infamia, per affidarla ad una famiglia di contadini in una delle sue tenute. Accanto alle memorie della madre perduta, che aip,peina appariva nei barlumi dei primi ricordi, questa giovinetta ooltivò nel profondo ,dell'animo qualche cosa di indicibilmente tenero per l'uomo che l'aveva guardata eo!Il.altri occhi e le aveva parlato CO!Il altra voce c]l.e non fosse stata- quella a cui si era avvezza. Per BibliotecaGino Bianco

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