Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

I 308 B. M. Bacci amni un fratello paziente e premuroso. Quando all' Abbati mori u111 eaine una bestia affezionata che lo aveva seguito nella campagna del '66 sa.lvamdolo una volta da una sorpresa dei nemici, Diego Martelli gliene aveva dato un altro. L'Abbati, u111 giorno in cui il cane voleva, scappare, 1o scudisciò e lo rinchiuse in una stalla la– sciandovelo alcune ore. Quando riaperse, la, bestia gli si scagliò contro e lo azzannò ad una gamba, poi, quasi disperata dell'atto, fuggì e 1I1onfu ,più vista. Rapidi si manifestarono nel pitto:re i seo1nidella malattia che il cane gli aveva- inoculato. In quella casa b • solitaria sul mare, furono giorni di spasimo e di spavento. La si- gnora Ernesta, col suo carattere forte e volitivo, curò il giovame ospite, finché non decise di trasportarlo a Firenze; ed ella stessa lo ,accompagnò sola nello scompartimento del treno 00111 lui che aveva accessi di furia terribili, pur tentando frenarsi co111 tutte le sue forze. P.ortato all'ospedale di Firenze, Abbati vi moriva pochissimi giomi dopo il suo arrivo. Diego Martelli seppe della disgrazia a Parigi e se ne accorò profonoomente. Volle vicine a sé, in Firenze, la madre e la sorella di Abbati, le fece venire da V,enezia a sue spese, illlcaricò ,la signora Ernesta di scegliere UIIlqua,rtiere e com– prare la mobilia, perché le Abbati vi abitassero e cercò di essere materialmente per loro quello che era stato lo scomparso. Né dimenticò il lavoro dell'amico, ma lo illustrò in iscritti e conferenze, di cui una importantissima per la genesi che vi fa del movil!looto «macchiaiolo>> e dell'arte di Abbati. Tr-acciando l'im– magine di quel che il pittore Abbati sarebbe divem.uto se la morte non l'avesse strolllcato, pare quasi che il Martelli delinei la sua id'eale immagime del perfetto pittore. Qua1I1do nel 1870 scoppiò la guerra franco-prussiana, subito tornò con Garibaldi. Combatté a Digione e dopo la fine della disastrosa campagina rientrò in Firenze poco prima della breccia di Porta Pia. Negli amni intorno al '70 un grande lutto lo colpisce. Luisa che gli era stata così fe.delmente legata in una dedizione senza misura, moriva ancor giovane. Nell'animo di Diego il ricordo, direi, l'in– flusso di Luisa non si cancellarono mai. Le persone che lo oonobber.o anche dopo questa morte, sentirono· come la presenza, nella vita di lui, dell'essere a cui era rimasto pr-ofo111damente ronito. U1I1'ami– cizia inta1J1toamdava formandosi, piena di un rispettoso -ed affet– tumm attaccamento, tra lui e la famiglia di Cecco Gioli, il pittore che con Eugenio Ceoooni e Niccolò Can:nicci veniva adl aggiU111gersi alla vecchia guardia dei primi «macchiaioli>>. I Oioli stavano a Fauglia _IIlel pisamo, e da Castiglioncello e da, Rosignano, illl ,calesse, era facile andare a Fauglia. Fattori, Lega che stava al Gabbro tra Rosignano e Fauglia, Cecconi e Cannicci ,passavano lungo tempo tra la casa del Martelli e quena dei Gioli. In mezzo a questi artisti ebbe un influsso di amica intelligente discreta e devota Matilde '- ' ' BibliotecaGino Bianco

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