Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

.Diego Martelli, l'amico dei '< Macchiaioli » 307 mcontravano gl'Impressionisti, da Mo111et a Renoir e a ,Guillemet, e con loro Degas, Fruntilll, Latour, Besboutin, che ,Martelli aveva visto spesso a Firenze, Belot, Duranty, Zacaria Astruc e Zola. E, come sempre a Parigi, parecchie donne e tç1,lunagraziosa. Anche illl questo il Caffè Gerbois differiva dal Caffè Michelamgelo. Era a Parigi, illl quell'·eipoca Adriano Cecioni, che aveva esposto al Salon il Putto col gallo, sollevando un coro di lodi. « Parigi in– telligente e artistica (scriveva più tardi il Martelli) proclamò Ce– cioni il sue.cesso del giorno, lo scultore di moda>>. I due si vedevano · spesso e Dfogo riceveva le confidenze dell' amioo, che, già in urto c-ol De Nittis, soffriva fisicamente e moralmente, mal sopportando la vita della « Babilonia moderna>>. L'Impero era in quell'anno nella massima sua efflorescenza, la raf– finatezza in tutto e per tutto invadeva; esso era come un'immensa de– corazione di fantastica novella, nella. quale il regno del piacere svilup– pava il suo do:iµinio universale. Il povero CeciOllli era, oltre al resto, pieno di una morbosa no– stalgia per la sua Firenze, e 111-on poté illé seppe sfruttare il momento p,ropizio per far fortuna. Il 1 Martelli chiude il suo scritto su quel periodo parigino così : Cec ioni dopo aver fatto le capriole con la fortuna, come un gatto sulla cima.sa di un tetto, era cascato nelle pozzanghere della miseria più no– strale, e rosicchiava un pan secco tutto casalingo. Beppino (De Nittis) invece era diventato una stella del Salon. (In morte di E. Manet, dal Fieramosca del 6 marzo '84). Diego Martelli, che aveva trovato a Parigi anche Telemaco .Si– gnorini, diventò più intimo con gli artisti francesi, conobbe e appro– fondi meglio le loro teorie e le loro opere, tanto da parlarne e scri– verne per il primo con una competenza che fuori di Francia non si riscontra in altri. In una lettura tenuta nel '79 sugli Impressionisti e dedicata agli « amici di Francia)), chiariva la posizione dei di– versi pittod rispetto alla teoria allora in auge e li collocava, nel quaidro storico con u111a visione che altri, ainche decenni dopo, !l1on ebbe. Si consideri che in questa conferenza egli parlava d€l « sel– vaggio Cézanne >>per concludere come da noi si dimentichi troppo presto o si conosca tr,orppo poco il lav.oro ed il valore della nostra cultura. Andando a Parigi Diego Martelli aveva lasciato a Castiglioo– cello oltre alla sigillora Emesta, Beppe Abbati, il quale sempre più si compiaceva della solitudine di quelle terre dove ,poteva abbrundo– narsf alla sua melanconia quasi morbosa. Accecato d'i un occhio da una fucilata austriaca, il suo carattere aveva, ancora più perduto uno sta.bile eq1:1ilibrio. Diego Martelli era stato per lui negli ultimi Biblioteca Gino Bianco

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