Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

Diego M artelliJ F amico dei << Macchi<tioli >> 303 qualche amno men giovane di lui e non libera, che egli amò tenera– mente e da eui fu proifO!ndamente ricambiato. Il carattere di lei era l'opposto di quello della signora Ernesta; aveva in sé una gralThdedolcezza e una bontà sicura. Si chiama,va « Luisa, aveva gli occhi turchini, profondi, bellissimi, _biondissime trecce, naso un po' capriccioso, bella persona, collo :flessibile)). Era. una dolce . femminilità che al momento opportuno avrebbe ~aputo trovare la forza di agire e l'energia di resistere. La camp,agna del '59 tr,cwò -quasi tutti gli artisti del Caff.è Mi– chelangelo in armi. Martelli, entrato prima nella Guardia nazio– nale, si era arruolato poi nel corpo dell'artiglieria della Divisione tosc8Jlla diretta verso la Lombardia. Ma una grave infermità agli occhi gli impedì, con sua disperazione, di combattere. Fu mandato a Modena :per una oftalmia purulenta, e a Modena l,0, trovò la pace di Villafralllca. L'infermeria era in un vecchio convento. Le graindi stainze scialbate di calce davalllo suUa pace di un orto chiuso da- un chiostro. A sua confessione la cura a cui si sottometteva era più che altro « mignatte e lambrusco)), lo spumoso, vino di Modena; ma il pericolo di perder la vista si faceva sempre più grave, e ormai egli era r:idotto a non muoversi dal letto e a starè con gli occhi fasciati, in un'oscurità quasi completa. I giorni ·•passavano lentissimi nel timore di una sciagura irri– mediabile. Una mattina sentì intorno, al suo letto muoversi non la solita, suora a cui i grani del rosario tintinnavano ad ogni passo, sentì toccarsi da mallli che lo sfioravano tremando, udì una voce nota che lo chia,mò per nome. Luisa s'era fatta infermiera ed aveva raggiunto l'ospedale di Modena e curava Dieg,o e i suoi compagni. Nell'oscurità il malato non poteva credere al suo cuore. Seguirono giorni pieni di attesa e di speranza; infine Luisa operò il miracolo; gli « ripescò gli occhi)), come egli scrisse più tardi. Il 30 luglio del '61 l'ingeg,nere Carlo ·Martelli moriva lontano dalla famiglia lasciando erede Diego di una vasta toouta al sud' di LivoMo, tra il mare di Quercianella e Castiglioncello, la valle del torrente Fime, i paesi di Rosigmano e val di Perga, alle soglie della Maremma. Se nella storia della Toscana degli ultimi due soooli non si considerasse Livorno, n,oo potremmo spiegarci una serie di fatti che hanno una :fisonomia tutta loro. La natura dei luoghi e l'influsso delle origillli dànno al livornese un carattere più aperto, più gene– :r;oso,oon maggior fede nel suo operare, a.nche se meno acuto, spe– culatore e scettioo degli altri toscani e ~ecialmente dei :fiorentini. Si aggiunga che Livorno ha quasi alle porte le terre misteriose di Maremma, i luoghi tra Cecina e Oorneto, terre di macchia e di palude, dai boschi e dalle praterie sterminate llliilgo il mare, dove le mandrie dei cavalli bradi pasoolano tra. le tamerici e le torme dei bufali fanno tremare sorda,mente il terreno sotto il loro trotto ; dove, BibliotecaGino Bianco

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