Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

Diego Martelli, l'amico dei « .Macchiaioli» 301 dopo il brunco che il libraio ~.,ra,nceschini, vecchio tipo dì toscruno n~lquale par di veder rivivere Vespasiano da Bisticci, tenne dal '52 al '63, sotto la statua di Guido Monaco agli Uff!zi. Vi capitavano letterati e amici di letterati, giornalmente. a discutere a,chiaicchie– rare, a respirare quell'odore di carta stampata che per loro è come l'ossigeno. Il Carducci, amcora studente, o d'a poco laureato, vi capeggiava i giovani di bella sperrunza, dal Neincioni al Chiari!l1i e al Marti!l1i, entrato nella compagmia giovrunissimo fino dal '56. Il terribile puristl1, il babbo delle postille, il Frunfani rappresen– tava l'ala oppostf!,. Il mite Franceschini s:weva evitare gli urti i!l1 quella che fu chiamata l' << accademia della tettoia)). In quel tempo il Martelli avvicinò anche il Guerrazzi, e non dimenticò più una visita alla sua villa « La Cinquruntina )), dove trovò il fiero tribu!l1o, seduto dinanzi alla porta e circondato d'ai suoi piccoli !l1ipoti, pieno di affettuosa dolcezza. È troppo !Ilota la storia del Caffè Michelangelo, dove per tre lustri si discusse, si leticò, si rise, si cospirò, si fece e disfece il mondo dell'arte. Le due salette del Caffè riservate agli artisti, riso– nanti di v•oci e di risa, piene di una irrespirabile !l1ebbia di fumo, ospitavruno clienti vestiti ,nelle fogge più strane e bizzarre. Eravamo in piena bohéme. Gli artisti e i loro amici cominciarono a riunirsi in codeste sale verso il '48 e il '49 ; e i giova,ni che· erano fuggiti dalle provincie ifa.liane per motivi politici e che bazzicavano l'arte, e la poesia, vi capita van tutti. Tra 1oir,o esercitava il suo fascino Beppe Dolfi, il fornaio di borgo Sa111 Lorenzo, capo popolo, cospiratore e mazzi!l1iano ardente. Il 1848 aveva trovato molti frequoo.tatori del caffè pro!l1ti ad arruolarsi. Più tardi, man mano che le idee runda– vano cambiando, e i romallltici che avevruno soppiaJ1ta.to i neoclassici venivruno a, loro volta attaccati dai veristi, anche la compagnia del Caffè subì gli influssi del tempo. Stefano Ussi e il Collodi, il Tricca e il Puccilllelli, il Borra,ni e il Fattori, il Signorini e il Brunti, il Cabianca e il Lega erano, i pro– tagonisti di qualilto accadeva tra le' mura del Caffè ,Michelangelo. Intorno stava, la pleiade degli as0oltatori, il coro dei catechizzati. Se la corbellatura e le di.sturne erano le armi che usavruno tra di loro i pr,c).tagornisti, immaginiamoci cosa dov~va succedere rui neofiti. Nessuno si salvava; ma tra le celie e le risate ecco che si levavano alte sulle discussioni le parole << ingenuità, individualità, sincerità, convirnziolile, onestà, intimità)). UIIla sera d'ell'inveroo del '55 entrava nel Caffè Michelrungelo poco più che ragazzo, ac– compagnato dal pittore romagnolo Arrmibale-Gatti, Diego Martelli, e da quella sera si può dire cominciò l'amicizia fraterna che lo unì -a quegli artisti. Dagli Scolopi Diego Martelli era passato agli studi uliliversitari a Pisa nel '.56, frequentrundo la cattedra di storia rna!urale. << Non BibliotecaGino Bianco

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