Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
Diego Martelli, l'amico dei « Maccniaioli >> 299 i nostri buoni granduchi, non ritenne decoroso mangiare a tradimento il pane di chi sì serviva con odio e con disprezzo, e abbandonò l'impiego. Mia madre cresciuta nella stessa Arcadia lo seconçlava egregiamente e d'amore e d'accordo tiravano avanti, l'uno senza pensieri, l'altra tirando il filo con l'agucchia dell'economia. Dire degli scarponcelli che mi afflis– sero il piede nei pdmi anni della mia dolorosa esistenza, sca,rponcelli di una durata Illeravigliosa, e a poco prezzo ; dire degli antiestetici quadrillé che mi ricoprirono le gai:v.be. ... non è mestieri. Basti che la lettura di Pluta.rco, che pure am avo e ch e mi esaltava grandemente, non era _sufficiente per una settimana intera a togliermi dalla mente il pen– siero di quegli onesti pantaloni e di quegli scarponcelli tanto galan– tuomini. Io e,ro figlio unico, di caldo animo ma di fredda e maligna natura, ragione per cui per la stessa tema dì perdermi ero continuamente assediato dai riguardi e dalle precauzioni, le quali però non hanno im– pedito che fierissime bronchiti e gravi malattie imperversassero in quell'età sulla mia povera pelle. La montatura della casa era questa: uomo di studio mio padre e patriotta; ·patriotti e uomini di studio gli amici suoi: tra questi primissimi Atto Vannucci e Giuseppe Arcangeli, pretotti ardenti e giovani, che il greco e latino insegnavano nel Col– legio « Cicognini ,, di Prato; Cirillo Monsani, cercatore e studioso di cose foscoliane; Vincenzo Monteri chimico, fondatore dell'ìlluminazìone a gaz a Firenze, ercole livornese, capo popolo in San Friano; Pietro Thouar, il mite pedagogo; Francesco Marmoncelli che descriveva l'Ita,– lia come una cosa sola e una sola nazione; il bellissimo Antonio Mordini e Giusepp_e 1\fazzoni dì Prato, istato triunviro nel '49 e morto nei tra– monti del grande Oriente massonico dopo il '70; e Cosimo Frediani e Giuseppe Barellai e Giuseppe Giusti e tutta la capponaia liberale com– preso l'agronomo Moretti, nonché l'elegantissimo oratore avvocato An– tonio Salvagnolì. Eran,o gente di costumi semplici, si raidunav3Jll:o spesso in casa Frediani fui Via Maggio, dopo essere passati a prendere qualche cosa per mangiare all:a Fila, e lì discutevano di arte e di politica. Leggevano talvolta assieme i libri che circolavamo clamdesttni fa barba alla polizia. Vieusseux aveva introdotto così L'Ebreo errante del Sue. Ne fu fatta una lettura fui casa Martelli dalla siglllora Er– nesta; davanti agli amici intervenuti da Firenze, e da fuori. Rac– oonta Diego: « Chi si strappava i capelli, chi pestava i piedi, chi mostrava le pugma al cielo .... >>. Cresciuto in questo ambiente e frequentamelo il salotto della zia Quirina, dove gli s'infondeva quella veneraziooe per il Foscolo che 'restò in lui sempre vivissima, e d'ove trovava un'altra fuiteressante compagnia di letterati, a,rtisti e uomini politici nolil soltamto ita– liami, il ragazzo fu di Ulllaintelligenza e di urna sensibilità p•reooci. La Quirina morendo lasciava « erede Ullliversale, universalissima in tutta la forza del termfuie >> la IIlipote Ernesta. L'eredità com– prendeva la casa di Via del Melarancio che era stata comprata BibliotecaGino Bianco •
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