Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
298 B. M. Bacci e che ra.,ccoma1J.1dava lla (llipote Ernesta, dovendo egli sopravvi– verle in una lettera unita al testamooto, con parole che fanno in- ' ' . travedere o·li amni e anni grigi passati a,ccanto al demente: « T1 b ' raccomando di essere persuasiva e dolce, perché solamoote cosi potrai condurlo a far ciò che è bene per lui, senza irritarlo ~ eccitarlo)). Nel 1819, nel tempo in cui la passione per il Foscolo s1 incupiva irn una disperata rassegnazione, le m,O['ivail fratello Fa– bio Mocenni, medico nella condotta di Onam.o, vicino a Siena, la– sciando una bambina, JDrnesta, natagli il 24 marzo 1815 dalla moglie Carlotta Giusti. Quirina l'adottò e la condusse a vivere con sé a Fi– renze nella casa di Via dei Servi. Non si può dire che la bambina le somigliasse e che, convivendo con lei, acquistasse quelle doti di soave pr,ofondità e di dolce fermezza ,che facevamo preziosa Quirina. Figlia dei tempi, la ragazzina crebbe poco o pUlllto credoote; più tardi alfiereggiava e plutarcheggiava'anche lei. Il figlio Dieg,o, pur aman– dola e venerandola, doveva darle il nomignolo di «Spartana)) e con gli amici raramente doveva chiamar la mamma, ma « signora Er– nesta)). Nella stessa succinta nota degli avveinimooti della sua vita di pugm.odi Carlo Martelli dopo la data del matrimonio si legge: « 1839; a 33 anni il 28 ottobre alle dieci del mattino mi nasce il bambino )); cioè il figlio Dieg,o. Firenze era stata fino a quell'epoca come l'avevano lasciata le ultime costruzioni del 1700. Intorno alle sue mura si stendevMJ.o le doki colline, i pingui orti ora distrutti, luoghi di quiete e di prosperità, dove la gente viveva una esistenza pacifica, lontana d'a _bisogni e da desideri eccessivi. In questo angolo di pace Firenze comiervava ~1ella sua gentilezza assonnata un che di sottilmernte aspro e attraente. La vita cittadina era ormai, tolto rare eccezioni, gretta e di breve orizzonte. Il popolo fuetodico, conternto di poco, festaiolo e tradizionale, seguitava nella sua abitudine di motteg– giat,ore freddo e talv,olta perfido nel cogliere il ridicolo della vita. La « bo_ttata )) del Fiorentino ha alcunché di disperato che fa sen– tire come una, amara risoluzione di annientare qualunque sern– timento e simpatia umana; sembra, che, prima di colpire cui è diretta, la frecciata si tinga del colore del fiele di chi· se la è strap– pata. dispettosamernte d'al seno. Dell'infanzia di Diego ,Martelli lasciamo dire a lui: sono pa– gine inedite tolte dai Ricordi della mia prvma età : Nacqui in Via, Teatin_a a Firenze, in una casa incastrata nel Palazzo Corsi (in Mercato vecchio, vicino a Palazzo Strozzi) .... ed ivi stetti i primi nove o dieci anni, finché non variammo casa e fortuna. Mio padre non era ricco .... aveva atteso invano la promessa eredità da un zio. Godeva di un discre,to impi,ego nel corpo degli Ingegneri, ma impegolato nelle cospirazioni patriottiche del '31, avendo preso per tiranni sul serio BibliotecaGino Bianco
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