Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

294 A. Forzano che han squadrato le cime delle montagne a gran ta,gli netti. La luce impetuosa traboccò e inondò il cielo, ma di lontano gli si levò contro un'altra immensità. Dalla parte del mare arrivava il suono delle campane. Era la mattina della Domenica. I rintocchi portavan con sé un'eco della vastità remota: dapprima eran radi, la loro sonorità, come una goccia d'acqua che si prepari lenta a cadere, rimaneva sospesa e inturgidiva nell'aria prima di stendersi in un gran velo uguale; poi si fecero sempre più frequenti, come le in– crespature in una rada tranquilla, che s'inarcano ognuna là dove l'altra s'è persa e paiono eterne. La luce del sole e la sonorità delle campane s'incontravano in mezzo al cielo : il volo delle rondini esitava tra i due splendori, poi pareva sospinto dal vincere dell'uno sull'altro, e ne misurava l'ampiezza in grandi cerchi lucenti e in pause d'ombra alle voltate brusche. Sotto, il paese era lustro come un coccio ben lavato pieno di crepe umidicce : per: i vicoli lambiti dal sole, dietro l'ombra che si ritraeva gelosa, splendevano le allu– macature della pioggia sulle facciate, i vetri delle :finestre e i panni tesi ad asciugare; rilucevano dopo le ultime càse i blocchi di marmo nel prato dei marmisti; ma più di ,tutto splendeva l'orto del Ranca lo scemo. Tra i bozzi d'acqua una donna bianca vi giaceva, anc6ra, composta nel vigile sonno delle donne belle, che sanno di poter essere guardate. Uno dei bracci era piegato a persuadere la fierezza dei seni, l'altro era abbandonato e le dita poggiavano sulla coscia in una di quelle carezze che una donna si fa con mano non più sua. Il corpo era anc6ra velato da un po' d'acqua, in cui la sua nudità e il suo tepore pareva si fossero sciolti; il capo era riverso, e gli occhi non si aprivano per indugiare con la freschezza tremante delle ciglia o con l'ultimo sogno, ma la bocca sorrideva alla voce chiara. delle righe d'acqua per le sassaie. Le colline s'eran strette, s'eran' fatte smorte, quasi si fossero svuotate di dolcezza per riempire la conca di un'ombra leggera che non dovesse più mu.tare col mutare delle ore: in mezzo al cerchio giaceva la donna bianca, e sul suo abbandono splendevano la luce del sole e il velo delle campane più. che su ogni altra cosa. Stretto ai suoi piedì dormiva il Ranca lo scemo, abbiosciato e confuso nel fango. Su dal prato dei marmisti, in cima al muraglione che chiudeva l'orto, s'affacciò un ragazzo, si spenzolò a guardare e scappò via, gridando: - O donne, anco il Ranca s'è trovo la dama! Due o tre donne che erano alla fontana si mossero in filà: cam– minavano rigide a testa ritta e a passi guardinghi come se portas-. sero sempre la .brocca dell'acqua in bilico sul capo · una incinta le seguiva a stento traballando col suo ventre enorm~ come sotto un carico. BibliotecaGino Bianco

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