Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

La creta 293 IL, In cielo baluginava un presentimento d'alba incerto tra la piog– gia passata e l'attesa del sole; le cose erano anc6ra confuse, s'era,n strette insieme all'insaput~ in un sonno denso, pieno d'incubi, e tardavano a districarsi. I primi suoni e gli odori sorsero distanti, un po' a fatica, come se aiutassero a nascere delle cose nuove che non avessero a.nc6ra una misura. Odor di fumo fatto di legna verde e di camino nero ; odore di stalla caldo del sonno delle bestie ; suoni d'acqua; voci staccate malsicure, quasi che si provassero per tro– vare il tono di tutti i giorni. · Un sentiero si svelò adagio, a palmo a palmo, per essere sem– pre più fresco e pulito, con una crudezza, che si stemperava ai lati in certi steli lunghi e fioriti che lo confondevano anc6ra giù in basso. Una luce viva, giallastra, sfociava e s'inteneriva nell'azzurro: dai poggi di fronte le rispondeva l'erba troppo verde, con un'ansia che pareva salire, velata dal mutare degli olivi, e squillare contro il cielo su dai cipressi della vetta. Poi tutto un fianco del poggio discese grigio verso un gomito della gora, dove le pietre erano con· sumate e l'acqua ammansita dalle nenie delle lavandaie, e risalì da,Jl'altra parte cupo di quercioli e di rovi. In mezzo l'acqua era verdastra, misteriosa come l'acqua dei sogni, in cui si disfanno immagini d'ogni risma. A uno a uno si levarono i colli sempre più lontani, diversi ·e uniti tra loro quasi da un'armonia carnale: uno , sfumava nell'altro con il trascolorare lieve che segna il nascere del seno dal petto e della mano dal braccio. Sul più alto apparve il paese. Le case pareva che fossero state prese in una manciata, e scaraventate giù per l'acciottolato scosceso come i soldi che gli sposi buttano ai ragazzi uscendo di chiesa: qualcuna era rotolata in gruppo, e una s'era nascosta dietro una gobbetta, e un'altra s'era acchiocciolata su un greppo. In tanti anni che eran lì ferme a,vevano suzzato con l'ombra i colori delle cose vicine: così le facciate verso il borro chiuso eran scure, piene di sgorature verdi come i cipressi, e quelle che guardavano i campi eran rossicce color della terra smossa. Una capra e un ciuco a mezza costa se ne sta- vano grigi e fermi che parevano venuti su dalla pietra. Tutto era immobile, solo l'erba intristita tra le mura alte delle corti mutava sotto il volo delle rondini, come l'acqua in un pozzo. Dai monti in fondo venne un odore forte all'improvviso, ché le pieghe della terra eran fiorite segretamente. Poi gli alberetti in fila lungo l'orizzonte si scossero e tremarono a lungo: s'eran tesi tanto che l'aria traspariva chiara tra le fronde rade, e non pote– vano più aspettare. Allora apparve il sole, coi suoi raggi precisi BibliotecaGino Bianco

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