Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

La creta 291 brivido che il solco tiepido dell'acqua lasciava sulla pelle arsa. La pioggia nella sera incerta pareva lavare ogni ombra annidiata nel contorno chiaro e sciogliere in· ognuna il senso di un atto antico che v'era rimasto raggelato; per tutto il corpo si spandeva l'attesa del sorriso. · Un velo sempre più forte, trepidando, traeva di continuo giù dai cigli una ,lucentezza nascosta, e correva a mutare di continuo il segno leggero sul. mento rotondo : lo scemo vedeva a tratti la bocca nascente rimanervi presa, ma a tratti sentiva risalirgli dentro un'ansia che aveva il sapore di una mattina d'estate lontana e di una ventata fresca dalla parte del mare : allora, per un attimo, sotto lo scalpello vedeva incurvarsi per le labbra il sorriso che gli era apparso in un giorno lontano, ma non sapeva quando; poi tutto si perdeva nel velo lucente. Scompariva il segno già tracciato, ma lo scemo si sentiva nel pugno il segno seguente, come chi prima di cantare senta già il suono nella forma delle labbra aperte, e lo provava su quella lucentezza, sopra sopra, per non intaccare ehe quella. Le linee del viso si distendevano verso la bocca già dischiusa come un'acqua quieta che abbia trovato la foce : uno dei labbri era il rincrespamento che s'inarca molle contro il gran respiro del mare; l'altro di sotto vi s'appoggiava un po' ritroso, veniva su piccolo e tenero simile alla polpa di un frutto in una scorza troppo forte. Presto lo scemo non osò più di toccarlo e lasciò andare i suoi arnesi : col crescere della polla, fresca la bocca andava prendendo la fluida vita che è in certe erbe di fiume, e in quella pigramente pareva si volesse consumare! Gvardando egli si passò un dito sulle labhra, se le sentì lustre tra le screpolature, e d'un tratto s'accor1-e della sete che gliele bruciava. Chinò la testa; ogni rivolo correndo giù dal collo s'intes– seva tra le ombre e la bianchezza del petto in un ordito rapido di cui ogni filo aveva una luce diversa; ma più in basso uno dei bracci si ripiegava contro un seno, e lo premeva così dolcemente che nel cavo l'acqua s'acquietava lo riempiva e traboccava chiara e n1niale. Lo scemo vi tuffò la faccia e bevve a sorsi lunghi. Gli parve che la sete, diminuendo, gli lasciasse dentro un g1·an vuoto, dove ogni sorsata, colava a lungo con tanto rumore che ne provò vergogna. Tirò su il viso gronda:q,te; senza guardare si tra - scinò in disparte e s'accucciò in un canto. Era quasi notte. La pioggia veniva col vento di lontano, tutta a righe fitte e precise, ma intoppava di continuo contro l'ultimo colle e lo passava a grandi onda.te : lo scemo le sentiva arrivare uguali come formate sui fia nchi del p oggio, e si smarrì in un'attesa sfanca, tra Puna e l'altra, da cui ogni raffica lo riscoteva appena con un senso-semp,re più vago delle cose che aveva d'intorno. BibliotecaGino Bianco

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