Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
Lettere del Carducci e di Alberto Mario a Valerio Bianchetti 285 non conduca meco la mia figliola maggiore, la Bice ? per farle vedere un po' di mondo. Che ne direbbe la Signora Anna? Alla quale mi ricordo molto devotamente: mi ricor,9-0 a Lei, e ricordo io la sua molta e nobi– lissima amabilità. Felice voi (felice e degno) o amico Bianchetti, che avete una donna così buona e così brava. Ho gran ·desiderio di vedere la vostra bambina, e il fu.turo bambino, il certo bambino. Tu Valerius eris ! Addio, caro Bianchetti. Vogliatemi sempre bene, come io ve ne voglio tanto. Addio, addio. Vostro aff. amico GIOSUE CARDUCCI. A Castelfraro.oo, a Treviso, egli verune ripetutamente finché mio padre era in vita. Un giorno, sui colli dell'alto Trivigiano, am– mirando con lui le bellezze del paesaggio, esclamò: «Ma sapete ch'è bella assai questa vostra vecchia Marca, e ch'è pur ricca di me– morie?>>. - E promise un'ode barbara, che non scrisse mai. Tra i ricordi della mia infanzia, l'ultima visita del Carducci, l'unica che io posso rammentare, forma come un quadro vivo e lu - minoso, sul quale il tempo _non è riuscito a spargere la sua grìgia cenere. Settembre nella Marca Trivigiana. Una villetta in mezzo ai prati, tende chiare che si gonfiano al vento, un gelsomino rampicante sulla facciata. Ln cucina arde ulli gran fuoco : lo spiecfo gira,. carico d'uc– celli. Una lunga tavola preparita all'aperto, sulla .prateria dietro la casa, suscita il più vivo interesse in noi bambini, vestiti di bianco, eccitati e nervosi. - Cominciano ad arrivare gli invitati : amici di papà, antichi com - pagni d'arme: Benzi, il maggiore Berina,, dei mille, Isidoro Coletti, Carlo Dall'Oglio, Brusoni, il garibaldino Sartorelli, Leandro Bia– dene, scolaro del Carducci. - E il Carducci? e BiaJnchetti? - Il Carducci e Bianchetti non sono aJnc6ra tornati da Treviso, dove stanno vagando dalle tre, come esploratori, alla scoperta delle cose belle. Eccoli. H81Il visitato Sain Nicolò, la Loggia dei Cavalier~, il ,Museo, la Biblioteca. Alla Bi– blioteca, l'abate prof,. Bailo, dottissimo amico e nemico, li ha trat– tenuti più del previsto. Carduc-ci è di buon umore; i suoi occhi ridono e lampeggiano. Posa la sua piccola mano ben curata, quasi femminea, sulla testa bruna di mio fratello. · Poi la gran tavola candida e gaia. La zuppa coi crostini, i gamberi, - o gli scampi che siano, - color di corallo, gli uccel– letti, i budini, piramidi dl'uva e di pesche. Le ombre s'allungano sui campi. Anche il gran pioppo laggiù diventa lungo lu!llgo e smorto, visto così, tra le mie palpebre socchiuse, che il sonno appesamtisoe. E fra i visi in·torino non discerno ben chiaro che quello di mio padre, BibliotecaGino Bianco
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