Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
Lettere del Carducci e di Alberto Mario a Valerio Bianchetti 283 Io ritornerò prima, dell'anno nuovo a Lendinara, e frattanto combi– neremo una seduta, del Comitato completo, probabilmente a Venezia. Munitevi di proposte. Intanto vi stringo la mano. Vostro amico ALBERTOMÀRIO. Sollecitato il Mario, per unamime voto, a prendere la direziooe del partito, rispondeva: Carissimo Bianchetti, Io ringrazio gli amici dell'onore, assolutamente inaspettato, che vogliono farmi, ma non mi sento, da tanto di pormi a ca,po della demo– crazia veneta. Io collaborerò, aiuterò, farò, ma in seconda linea. Met– tetevi avanti voi giovani. Ci vuole sangue caldo e generoso. Invecchiando si diventa cak,olatori, cavillatori, seccatori. Ci vuole l'entusiasmo alla, testa,; io, in seconda fila, ed altri pari miei in capelli grigi, potremo applicargli la martinica per temperare le sue foghe. Sperai d'incontrarvi a Venezia il mese passato e rompere il ghiaccio del silenzio a, cui mi condanna questa preistorica Lendinara,. I più af– fettuosi saluti. Vostro ALBERTO MARIO. I Nel '78, Carducci, Ghislieri, Mfl,rio, e mio padlre, foodavano la Ri1>ista RepubHicana. Il Sommario dell'unico numero di questa Rivista che mi fu dato rintracciare (del 26 ottobre '78), comprende un articolo polemico di Alberto Mario, Risposta al 'Corriere della Sera'; L'arte nella storia bresciana di G. Rosa; La morale dei po– sitivisti di Roberto Ardigò, e Giorgione di Valerio Bianchetti. Poi L'istruzione clericale ed Appimti bibliografici del Ghislieri. È que– sto Giorgione, un Discorso pronunciato aUo scoprirsi del monu– mento che Oa$telfranco dedicò al suo gran figlio, e, riferendosi all'arte, è lo scritto più sereno della Rivista. Gli altri, a leggerli nel 1931, fanno una bizzarra impressione, ché il dramma di coloro che furono avversi alla Monarchia e al Papato, distante da noi soltanto alcuni lustri nel tempo, ci appare oggi fatalmente lon– tano, impallidito ed estraneo. Eppure gli uomini che l'hanno vissuto ra,ppresentarono per oltre un trentennio la più in.fiammata soffe– renza d'Italia e insieme, il sacrificio più puro. Senza quei repub– blicani e quegli anticlericali l'Italia non si sarebbe fatta, né la Monarchia si sarebbe affermata. Facil e è, quando l'edificio ci sta innanzi compiuto, meravigliarsi e qua.si dolersi de_idubbi, degli sconforti, delle intemperanze, delle i ntransig enze, che, - nel trapasso da idea a realtà, per ansia di maggior perfezione, - travagliarono coloro che l'hanno costruitot BibliotecaGino Bianco
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