Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
274 A. Palazzesohi famosissima, vissuta veramente, che si innamora alla follià di un bel giovane>>. Alla parola cocotte la signora Bracali dette un balzo sul divano. «Alfredo», aggiungeva l'amica penetrando in quel nome a sua volta penetrante; « ma il padre di lui la costringe ad abbando– narlo per l'onore della famiglia,, ed ella si sacrifica fingendo di la– sciarlo e facendosi odiare da lui>>. La signora Bracali faceva dei <<sì>> pronunziatissimi, « naturalmente, naturalmente>>. << Dopo che per lui aveva abbandonato tutto, H mondo, le ricchezze, gli amici, la vita, per essere soltanto di lui e vivere del suo amore>>. « E al– lora ritorna a fare la cocotte >>, aggiungeva l'amica. Altro guizzo della signora Bracali sul divano a questa parola bombardiera. « E wuore tisica e di dolore>). iMa la signora Bracali non pareva addo– lorata per nulla da quella fine pietosissima, anzi al contrario, e se le avessero detto che la povera Violetta era morta abbrustolita in gratella sulla pubblica piazza ne avrebbe avuto 'un piacere gran– dissimo dopo quella parola che l'aveva messa sottosopra. « Però però>> concludeva l'amica « prima di morire l'equivoco si scioglie e Alfredo ritorna ad essa che spira fra le sue braccia». Nemmeno quest'ultima consolazione l'areva concedere così alla prima la si– gnora Bracali alla sfortunata eroina, e ripeteva i suoi « già già .... sì sì.. .. » niente affatto convinta ma sempre più inquieta. « Di quel– l'amore di q1.tell'amor ch'è palpito .... Dell'itniverso .... dell'universo intero .... » accennava mia, madre. La signora Bracali era sulle spineJ e l'amica di rimando abbandonando il capo sulla poltrona: « Amami 11lfredo.... amami quanto io t'amo .... )). Fu fatto il nome di Gemma Bellincioni interprete sublime della Traviata, la quale al primo atto veniva con un vestito di velluto rosso, e al terzo con uno bianco e il diadema da regina, ma un pallore di morte nell'animo e sul volto quando ritorna, nel mondo incontrandovi Alfredo che la ma– ledice credendola colpevole. « Già già .... sì: ... >>.La signora Bracali pareva seduta sui carboni accesi, si torceva le mani Funa nell'altra, mostrava i denti credendo di sorridere, e perfino le chiavi alla cin– tura parevano voler· pungere velenosamente come vipere dalle boc– che aperte. Ohe cosa le era penetrato in casa col diabolico stru- mento? · ·' La sora Vittoria sorrideva dolcemente a quegli echi lontani del mondo e della vita come a quelli delle campane che giungevano alla sua casa quasi spenti dalle lontane parrocchie. Quando prendemmo comiato, il mio compagno era scappato avanti né fu possibile farlo tornare indietro per salutar degnamente la troupe Bracali schierata al completo sul cancello della villa; e una, volta per la via non era possibile avvicinarlo né farlo avvici– nar~, ché se ne correva via facendo salti e piroette come un bu - rat~mo, nascond~ndo felice qualche marachella per la quale mi strizzava un occhio da lontano. La madre lo chiamò più e più volte BibliotecaGino Bianco .
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