Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

Stampe dell' Ottocento: la sora Vittoria 269 plaudivano ed elogiavano allegrissimi la vecchia cuoca che si faceva anc6ra· tanto onore, e la eccitavano a parlare. Siccome però non tutte le condutture della signora Amalia Thompson in quella tarda età erano nelle condizioni beate del suo stomaco, alle cinque pre– cise le veniva praticato un servizio di scarico che la disponeva egre– giamente per potersi riempire in proporzione a mezwgiorno del dì seguente. Eseguita questa seconda funzione infilava una mantellina e svelta e arzilla come un frullino saliva in carrozza per fare la sua passeggiata. Quei racconti della sora Virginia, interrotti dalle risate dei babbi che avevano abbondantemente gustato i prodigiosi frutti della buona scuola, e annaffiati dai vini generosi di Scandicci, mi si stampavano nella memoria, e la notte nei sogni due cose mi ruzzo– lavane per il cervello : mia madre che andava a farsi mangiare dai lupi lassù sulle montagne incorniciate di pini, e il lavativo della signora Amalia Thompson che elevandosi dal ponte di Vingone cre– sceva cresceva fra le colline come un immenso cannocchiale per ve– der la luna. Mi chiederete a tal punto se creature come la sora Vittoria non abbondassero nella società bonaria e modesta di quel tempo. No, amici, no, disingannatevi, quella limpida e profonda serenità, quella remissione felice, quella sicura bontà, quella discretezza nel dolore erano sì un frutto della stagione, ma in proporzioni assai rare. Ella viveva fra persone molto diverse da lei se pure nella medesima intonazione di vita, e che facevano il pari coll'ipocrisia della virtù che si sentivano mancare. I contadini approfittavano della sua indulgenza a loro vantaggio ; essa vedeva tutto, sapeva tutto, sempre :fingendo di nQ!l accorgersi di niente e lasciandosi spogliare felice. I denari che riscuoteva affittando la villa le ser– vivano per i fondi segreti, la carità per cui non ne aveva mai abba– stanza, e per le elemosine spicciole del sabato faceva qualche brac– cio di treccia durante la settimana, come le contadine. Il sabato salivano dalle borgate della pianura e dalla città file di mendicanti che esercitavano l'accattonaggio per mestiere, ed avevano ogni giorno una zona stabilita, erano vecchi, ciechi, storpi, scemi. E che rivista! C'erano quelli d,ei due centesimi, una quantità enorme, quelli del soldo, in numero più ristretto, e quelli dei due soldi,. tre o quattro appena, ciechi o scemi che viaggiavano accompagnati per necessità. C'era la Clelia, una vecchina secca e lacera, come una strega, scarduffata, a cui i contadini non davano il pane finché non si era tirata su la sottana nel mezzo della via o sull'aia; c'era il Mimmi, accompagnato dalla mamma, un giovanottone scemo colle guancie rosse e un naso ritto e lungo lungo, che una volta aiz– zato diceva oscenità d'ogni colore, e i ciechi, accompagnati da fan- BibliotecaGino Bianco

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