Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
, Stampe dell'Ottocento: la sora Vittoria 263 cima dei monti che mi parevano tanto lontani come foreste vergini e ehormi, incorniciati di pini in fila simili a ombrelli aperti nello sfondo del cielo, o che scendevano il pendìo coine una folla cittadina sotto la pioggia; diceva che lassù c'erano i lupi e che se io facevo a,nc6ra delle bricconate ella a mia insaputa sarebbe sparita un giorno per andare lassù lassù dentro quella foresta a farsi mangiare. Guar– òavo mia madre .... guardavo le montagne .... guardavo gli altri smar– rito .... inghiottendo a più riprese le lacrime, ritraendole dal ciglio come un amaro e duro boccone. E convinta dell'efficacia.dei propri mezzi volle una volta tentarne la prova coll'altro bambino. - Vedi quelle montagne lassù lassù? - Sì. - E guardava \ontano e incuriosito. - Ci sono i lupi lassù., - I lupi ? - I suoi occhi scintillavano di. curiosità nella istin- tiva attrazione per le cose rischiose: - Mordono i lupi, vero? :Sono cattivi. - Altro se mordono, mangiano 'le persone. - -l\1a io non ho paura. Quando sono più grande· ci vado col fucile. - E se tu seguiti ad essere cattivo, la mamma va lassù a farsi mangiare. Il bimbo la fissò svegliandosi dalla fiaba avventurosa che già lo afferrava, e con un tono risoluto rispose : - Bene, e io dopo faccio quello che mi pare. La prima a ridere fu la madre di lui, e insieme risero tutti; anche mia madre rise sconfitta. Per parte mia aggiungerò: non pensate ch'io credessi davvero che mia madre andava lassù a farsi mangiare dai lupi, ma quelle parole mi facevano male ugualmente. A lato della villa era un giardino quasi negletto e chiuso da un ,cancello. La sora Vittoria aprendo colla chiave che riponeva cauta nella tasca del grembiule dopo aver richiuso, mi conduceva seco là dentro come per premio, fra i vialetti erbosi e le aiole e lungo il muro della casa dove i fiori crescevano a ciuffi, confusamente: le zinnie o gli astri, le giorgine, le rose d'ogni mese, mescolati a fiori campestri ed erbe parassite; e sul muretto che guardava il campo · fra gli olivi, erano allineati geranii in vaso, le erbe aromatiche o i garofani in pentole vecchie e tegami fuori uso, e la pianta delle uova dentro un catino sprangato che mi appariva miracolosa. Accortasi della passione che si formava in me e compiacendosene -come di un segno di gentilezza che bisognava coltivare, mi inse– gnava-i nomi dei fiori chiedendomeli poi per assicurarsi che li ri– cordavo; e al nominarli oggi rievocandoli in quel luogo, in quella luce e in quell'odore, riappaiono per un istante nuovi ai miei sensi BibliotecaGino Bianco
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