Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

Stampe dell'Ottocento : la sora Vittoria 261 forno, e quello del pollaio o della vicina stalla che la purezza del– l'aria ,e delle cose purificava e rendeva graditi cogli altri odori della campagna_ · La villa era dei primi del secolo, coi mobili radi e cordiali nelle stanze un po' vuote e disadorne: direttorio, impero e Luigi Fi– lippo .... A questo punto si sentiva un arresto, le cose vi venivano conservate con rispetto e distacco, senza continuazione, come una barca che vada alla deriva lentamente in un'ora di bonaccia senza un colpo del remo. La sora Vittoria era rimasta vedova poco più che ventenne, dopo un anno d:i,matrimonio, e si era stabilita lì senza allontanarsene mai ; _facendosi da una parte sulla grande strada della vita e dei rumori di cui non le giungevano che echi vaghi e quasi spenti. Lì .aveva ritrovato presto e compostamente la pace del cuore smarrita nella disgrazia. Piccola, vestita di nero, la vita succinta, senza la curva dei _seni, come una suora, a molte pieghe la sottana il cui orlo nel camminare sembrava allungarsi per baciare appena la terra ad -0gni ·passo cadenzato sotto l'ampio grembiule nero di uguale lun– ghezza. L'esile figurina della vedova giovanissima aveva lentamente ceduto a quella dell'ottuagenaria, leggermente curva e anc6ra forte. Ma la testa non era monacale, due bande di capelli bianchissimi e lucenti le scendevano incorniciando la faccia delicata e pallida, di una trasparenza cerea, su cui non era mai un segno di stanchezza, di sconforto, d'impazienza, d'incertezza; ma un sorriso uguale e sicuro che, allontanandosi la sua figura nel tempo: come la luce del sole si espande nella memoria. La mano un po' rigida e scarna ri– vestiva una carezza che gli occhi neri e grandi facevano a tutte le cose che guardava, e sovente le dita giuocherellavano leggiere con una ciocchetta di cedrina o di menta. Chi potrebbe impallidire nel ricordo il rilievo delle sue mani at– torno alla mia persona nei primissimi anni della vita? Ella aveva per me una predilezione, e vi dirò perché, ed io per lei un'ammirazione stupita, incapace di giudizio allora, e che sol– tanto dopo tanto tempo dovevo e potevo giudicare. Il fanciullo mio coetaneo, col quale vivevo insieme per tre mesi -ogni anno in quella villa, era molto diverso da me e più simile alla generalità di :tutti i fanciulli: violento, selvaggio, rapace, ghiotto, insaziabile di ogni cosa che gli piacesse, quanto io silenzioso, tra,n– quillo, rassegnato, e, pareva, riflessivo (di che?), attratto dalle cose che quello non guardava neppure o calpestava, e indifferente a quelle che lo attraevano con violenza. Era sempre in lizza coi ragazzi dei contadini più grandi di lui, i quali vincendo la sogge– zione del loro stato :finivano per difendersi e dargli la peggio e per aggredirlo essi stessi. Con me invece usavano dolcezza man- BibliotecaGino Bianco

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