Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

Stampe del_l'Ottocento : la sora V-ittoria 259 Questa famiglia conservava, diradandole, le proprie relazioni in città durante l'inverno, ricevendosi non pd.ù sull'aia, nel giar– dino, o in un grande stanzone d'ingresso, ma nel salotto buono in quinci e squinci, mostrandosi reciprocamente, con una certa so– lennità, la base cittadina, e guardandosi un po' smarriti e pallidi come per riconoscersi negli abiti invernali : << ,Ma come, siamo pro– prio noi che facevamo tanto chiasso in grembiulino e coi capelli al vento, colle facce infiammate dalla corsa, dalle grida, dalle risate e dalla luce?>>. E offrendosi timidamente uno scaldino per riscal– dare non soltanto le mani ma anche un pochino il cuore. A quei tempi noi si andava a Scandicci dalla sora Vittoria. Scandicci alto, una collinetta tenue sul torrente Vingone, fuori di Porta San Frediano a sette chilometri da Firenz;e, e sette chilometri allora costituivano una strada sudata bene per arrivarci. Alle quat– tro veniva a prenderci Sandrino colla diligenza, e prima che fossimo al posto era l'ora di cena. Quel brav'uomo aveva trovato il segreto per essere felice a questo mondo : alzare il gomito quante più volte poteva. Era ubriaco fisso e rideva sempre; quando non rideva can - tava, e quando non cantava e non rideva, fischiava. Appena giunto dava una tirata di campanello così forte che poco mancava non rompesse il filo, e il campanello, come ubriacato anch'esso a quel contatto, seguitava per due minuti a far capriole : - ·Sandrino, padrona! - gridava di fondo alle scale. - Sandrino, sono nelle vostre mani, - diceva mia madre. - E allora si lasci andare. - Sandrino, non è il momento di scherzare. - Si scherzerà più tardi, quando vuole. - Da bere ve lo do quando si arriva. - È sempre bono. - E rideva con quella faccia da avvinazzato e il naso rosso e grosso come una spugna mezza di sangue, volendo significare che il nemico temuto tanto era già in trappola e inutile la precauzione. - Sandrino, troppa roba nel cielo non mi ci piace. - Meglio che in cielo dove vuole che stia? Il cielo della diligenza tentennava sui colonnini di ferro, e mia madre temeva il crac per tutta la via. - La macchina ! La macchina ! La macchina da cucire era l'ultimo oggetto da caricare, il più delicato, e la donna la teneva stretta vicino a sé dentro l'astuccio, carezzandola lungo il viaggio come un bambino o un gatto. - Per carità, la macchina ! Sandrino nel prenderla faceva finta che gli cascasse dalle mani. - Uh! - gridavano insieme le donne, e lui rideva mettendola su. Si attraversava il rione popolarissimo di Firenze : ,San Fre- diano, e le ciane a gruppi sulle porte nel meriggio d'estate ci sa- BibliotecaGino Bianco

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