Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

H. F .A.UCONNIER, 111.alaisie 381 aveva magnificato nei suoi racconti quella contrada edenica e gli aveva ispirato il fermo desiderio di andarci a, vivere. I due rinnovano cono– scenza, e il giovane Lescale accetta anzi di dirigere la piantagione di Ro lain, il qua le preferisce vivere voluttuosamente su n~lla giungla, in un padigl:i.one malese che egli s'è fatto costruire. È in codes to Rolain che si accentra il tema romantico del libro. Si tratta di uno di quei novecenteschi eroi, i quali stanno oramai costi– tuendo un tipo letterario ben definito, cosa ben singolare e significante, della letteratura romanzesca francese d'oggigiorno. Si pensi ad esempio ai protagonisti dei romanzi di Malraux, oppure a quel Sandroz, stu– dente losannese spatriato, che Luc Durtain ha messo in scena come personaggio di pr.imo piano per dare una tessitura romantica a certi suoi libri di vita americana . .Si tratta anc6ra, come ai tempi di Rim– baud, di una istintiva, e fredda protesta contro l'ordinamento e i va– lori borghesi, di una ribellione e di un bisogno di evasione nati non già, come taluno ha creduto, da un insufficiente amore per la vita e pei propri simili, ma dall'odio che le condizioni di vita d'oggigiorno ispirano a, individui insofferenti delle limitazioni imposte alla personalità del vivere sociale, dai suoi pregiudizi e dalle sue leggi; che hanno a sdegno di appoggiarsi in alcun modo a una situazione catalogata, coi privilegi che comporta: che stabiliscono insomma la propria intima nobiltà, e il rispetto di se stessi, su di un rifiuto a lasciarsi irretire in una qualsiasi condizione umana che implichi un tanto di ipocrisia sociale, per godere dei vantaggi che la società assicura: che fuggono neJl'incerto e nell'av– ventura, ogni qualvolta si sentano prossimi a venire àiccalappiati. Gente che tiene se stessa in pugno, capace di tenerezza solamente verso creature nude, istintive, e fuori dai quadri, gente che mette il proprio orgoglio in questa intera indipendenza, anche dalle conseguenze e dai frutti delle proprie azioni, e nella capacità di impegnarsi tutti, sino in fondo, in una azione solo quando questa sia conseguente alla loro personalità e la manifesti senza compromessi. Azione per l'azione, fredda e impulsiva al tempo stesso. C'è qui un che di superomismo nietzschiano visto a tra– verso Gide e, si direbbe, il D'Annunzio di Corrado Brando, ma tolto da ogni aura simbolist.ica e capziosamente estetizzante per esser portata sul terreno di un rigido materialismo storico, ventesimo secolo. Dalla personalità di costui, dunque, il giovane Lescale viene poten– temente attratto, sì da costituirsene discepolo. Mentre l'altro lo tollera, forse, come « un reflet de sa solitude >>. E nelle sue attente orecchie versa la sua saggezza, fatta cli un relativismo tutt'altro che accomodante. Ogni affermazione non è che ipotesi, dunque provvisoria: le idee sono reversibili, dal bianco al nero, come un guanto: tutto ciò che si cerca di spiegare, diventa inesplicabile, e così via. Ma sopratutto, quel che egli insegna,. è ad apprezzare e amare i Malesi, razza aristocratica, ricca di un innato, signorile orgoglio; di assoluta dignità e indipendenza perso– nali, e insieme di una infinita, infantile capacità di apprezzare la sem– plice gioia di vivere, di esistere felicemente nella natura. Spensieratezza, levità ammirevoli e spregevoli insieme per l'uomo imbevuto di attivismo europeo. ,Si pone, qui, la dibattuta« querelle» tra oriente e occidente, che ha fatto scorrere tanto inchiostro, più che altro francese, negli scorsi anni. Alla tristezza, allo squallore inquieto della vecchia Europa carica liotecaGino Bianco

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