Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
Ricordo di Orazio Marucchi 357 • stranieri: haJ1no quasi tutti una candela e l'agiitano in alto, ma quella luce non arriva alla volta e il vuoto ch'io sentivo sotto i piedi ecco che ora mi preme sulla testa. Lampadine rossastre, seminate in lontananza, ci additano la via ed avanziamo, ma i nostri passi son sordi .sul terreno umidastro e le mani nostre sfiorano una roc,cia porosa, fredda, ,sudaticcia .... Come sa di morti questo tufo ! Poi piano piano la ragione ci calma: morti ,si, ma di venti secoli fa, morti in pace, cristiani dell',età pura, forse santi: un cartello, in nome del Pontefice, minaC,Giala scomunica a chi tocca, le reliquie. Avanti. L'ambulacro si .allarga; altri ambulacri sri apron dalle due parti, alcuni vuoti e neri, altri ancor pieni di terra, non .scavati ancora; e la valanga di -ciotto,Ii e di zolle che scende dalla volta ai nostri piedi sem– bra una colata di lava fermata a tempo .... Ma poi c'è una nicchia a semicerchio, con un'urna •sfondata: Farcoso1io. E allora ci torna in mente Marucchi, riconosciamo il suo paesaggio: ecco una cripta, ecco un lucernario .... ma dme sono gli affreschi ? gli stucchi ? le iscrizioni ? dov'è quella doppia cattedra scavata nel tufo che, egli dice, deve essere il ricordo di San Pietro ? Oh come tutto è piccolo e triste! come ci ha ingannati! Ma già ragioniamo: avanti! La galleria scende e risale, volta e risvolta: quanto è che cammi– niamo ? Ed ecco le luci diventano più vive, la gente più fitta: ad uno slargo una catena di teste immobili e una voce.... Sì, la sua, è Ma– rucchi ! Ma parla in inglese: si' è arrampicato sopra un masso, e con quel suo cranio nudo domina la folla, - uomini e donne, tutti biondi, ossuti, che pendono dall'oratore, - e lui sri sbraccia, come quando è in cattedra da noi: forse dice le stessissime cose e noi non le intendiamo. Finalmente ci ha visrti, ci ha ,sorriso! Ecco che si affretta a con– chiudere, ha finito; d'un salto ,scen.de , è fra noi: - Oh bravi che sono venuti!' Guardino qui intanto .... - e ricomin– cia. Man mano ch'egli parla, il miracolo si compie: l'ambulacro si al– Ja.rga a navata, l'arcosolio si innalza ad abside, la-cripta diventa chiesa, tutto è solido, vivo, venerando, anche la madonnina rozza che ha da– vanti quella stella enorme e quell'insipido profeta, anche quella specie di trono male abbozzat6 nel tufo, anche l'epigrafe di Papa Damaso ridotta a quattro lettere smozzicate : la fede sua, il suo fervore inter– preta, completa, trasfigura. La gente intanto ci a,ssedia, ci vi!:)n dietro: - Marucchi ! Maruc– -chi ! - si passano quel nome come una formula magica e chi meno riesce a pronunziarlo, più ha la faccia compunta di rispetto. Ecco: -egli si è voltato verso un gruppo che più lo salutava e alza la voce, in tedesco questa voltà; poi torna a noi, più sorridente di prima. Con nna mano egli si asciuga il sudore che gli gronda dalla fronte, che gli imperla quel povero suo cra.nio, ma egli è felice: egli ha parlato agli uo_mini del nord,, a quelli che vivono nel freddo del sofisma protestante, .e ha fatto sentir loro il calore di Roma, il soffio dell'Apostolo fatto .romano. BibliotecaGino Bian,co
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