Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

Ricordo di Orazio Marucchi H55 dell'Appia, dove, le strade corrono fra gli orti e 1e rovine, e anche le chiese appaiono cadenti, è li che esso nasconde le tracce più lumi– nose della Verità: le prime catacombe, le prime reliquie, i primi riti. Proprio nel cimitero più aJiltico, quello di Priscilla, del passaggio apo– stolico si son trovate orme inconfondibili. ... Marucchi ra,e,conta le scoperte di De Rossi e le sue, con più entu– siasmo quelle del Maestro che le sue; ma noi sentiamo ugualmente che il vecchio prodigio si ripete: che là dove la mano saggia ha additato, la pala del fosso re affonda nella terra,. e quello che era atteso ecco ria,ppare: mura rotte, lapidi spezzate, pallidi affreschi.. .. Ma no ; non sono queste le parole che adopera Marucchi : eg1i ci parla di belle pitture, di vere tombe, di case e di basiliche ricostruibili perfettamente; agli oochi suoi non c'è una pietra che non riveli intero il suo edificio. La sua visione della chiesa primitiva non è di un orga– nismo incerto, umile, dimesso; no, essa è, fin da.ne origini, romana, cioè dominatrice : un dominio quanto si vuole spirituale, ma che non sdegna la materia bella; che accetta dolore, nascondimento, morte, ma appena può sorge alla luce e vi trionfa; che aocog1ie lo schiavo anonimo e il rozzo centurione, ma lentamente arriva alle insulae dei senatori, al cuore stesso del Palazzo dei Cesari. La « cattedra » di San Pietro egli la segue dal rozzo sacello delle catacombe fino alla gloria del Bernini: è la storia della Chiesa primitiva, ma è anche di tutta la Chiesa, di tutta Roma. Egli ci fa sentire che quel suolo sconvolto cela si nel suo pro– fondo le tracce commoventi di un passato così lontano, ma esso non è che la base: il monumento ora è nel sole, è nelle piazze, nelle vie, negli edifici di Roma risorta, che congiunge le colonne dei Fom alle cupole del cinquecento e al rombo della vita moderna ..... Non archeo– logo Marucchi, ma poeta. Tutte le volte che può egli ricorda insieme le due Rome, e mostra la cristiana non nemica di quella pagana, ma come la sua continuatrice. Ha accompagnato San Paolo prigioniero, nel suo lunghissimo viag– gio, da Cesarea dove ha fermato la mano del giudice Pomponio con la dichiara~ione superba « Oivis romanus sum », fino ad Adramitto, a Creta, a Malta dove si ferma tre mesi, a Siracusa, a Reggio, e final– mente a Pozzuoli: « Da Napoli (ricopio fedelmente le mie note, da quei fogli ingialliti, che vorrei saper scaldare, come Marucchi ravvi– vava le pitture più fatiscenti, le lapidi più lacunose) per la via Appia, la regina delle vie romane, giunse a Roma. I fedeli si mossero ad in– contrarlo e San Luca ci nomina anche i luoghi ove i cristiani incon– trarono l'Apostolo: Tres Tabernae, Forum Appii. Le Tres Tabernae sono state ricon9sciute come una località vicina a Velletri; il Forum AppiJ:i è lungo le Paludi Pontine; vi ,è anc6ra là un luogo che porta questo nome. San "Paolo dovè dunque passare presso il ,sepolcro di Ce– cilia Metella da pochi anni allora costruito, sotto la mole tmonfale che comunemente sri dice Arco di Druso, e poi per la Porta Capena fare il suo ingresso, per così dire, trionfale in Roma .... ». .. Qui, accanto agli Apostoli, nelle file dei primi proseliti egli ad– dita il fiore delle famiglie patrizie: i Flavi, i Prudenti, i Pomponi, gli Aureli, i Domizi. Si compiace di descrivere così l'antico ingr.esso del BibliotecaGino Bianco

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