Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

354 G. Buooi suo abbecedario colorato, e la coscienza di uu uomo che aocompagna la suprema delle umane attività, la lingua, in tutta la sua stoi'],8,, da,lla conCl'etezza della rappresentazione immediata alla poesia del simbolo, all'astrattezza della funzione e della legge. E finalmente l'interpretazione: i suoi obel~schi, gli obelischi che Roma ha scaglionati nel centro delle sue piazze lumino-se, al vertice delle sue mirabili fontane: dall'obelisco gigante di 1 San Pietro, a quello del Quirinale, di Montecitorio, del Laterano, di Piazza Navona e del Popolo, fino a, quello piccinino davanti alla, Rotonda_ e a quel birillo che il Bernini, per non farlo .scomparire, aveva messo m groppa all'ele– fante di fronte alla, Minerva, interpretati tutti e commentati. Fino al– lora agli occhi nostri erano apparsi differenti di grandezza, ma uguali di veneranda antichità: attraverso la parola del maestro si distanzia– vano tra loro di millenni, da quello ieratico di R.amesse II: « Sua Santità innalzò quest'obelisco .... », fino a quello in cui Adriano impe– ratore, reduce da,l suo periplo, volle eternato nelle forme di quel ca– rattere sacro il suo paganissimo amore per il bellissiimo amante. E allora Roma, dominatrice del mondo, allargava sotto· i nostri oochi estatici la serie sterminata del1e sue vite: dentro le sue mura civiltà e nazioni s'erano ,spezzate; di arti sublimi non erano rimasti che pochi frammenti, scampati alla rovina e incuneati fo altre civiltà e in altre arti: il sa.rcofago egiziano che diventa urna di fontana, l'erma greca incastrata all'ang·olo del campanile, la lapide augustea .stesa sulla soglia della, basilica dei ma.rtiri.. .. lo •spaventoso corso dei secoli, quel « senso di Roma>> chè, quando pi-elllle un uomo, gli lega pensieri e mo– vimenti, lo riempie di un religioso stupore. Sui nostri banchi fatti silenziosi, Marucchi dall'alto dominava e sorrideva. Egli ci aspettava in altro campo, veramente suo: l'archeologia cristiana, la Roma sotterranea di Giambattista De Rossi, le catacombe. Aveva scelta quell'anno per noi l'epoca più densa d'incognite e la più ricca di fascino: la storia dei primi tre secoli della Chiesa, illu– strata nei suoi monumenti. Ma questi parevan pochi e incérti ,e in di– saccordo; appena enunciato un fatto, le prime parole sue parevan di– sperate : le storie tac,ciono, gli « atti » superstiti non sono genuini la tradizione orale è molto tarda. Il nostro cuore è teso: s!Ì.discute' ad esem~io la venu~a di San Pietro a .Roma; i Protestanti la, negano; se essi hanno ragione, è la Chiesa Cattolica che crolla .... Ebberre, Orazio Marucchi pare non ci pensi, peggio anc6ra, che ci si diverta: San Paolo noo ne parla, gli Atti degU Apostoli nemmeno, Tacito non ha che una breve frase oscura .... Non vi allarmate, sono gli artifici di Marucchi è il suo ~io~o ~n~ocen~e; donde meno pensiamo, ecco che sboccia l'argo– mento mvmcibiLe, più saldo di una pietra che il tempo può SJfaldare: la. tradizione, 1~ testimonianza indiretta ma concorde di un popolo, prima rado e d1spe11so,poi crescente nei secoli e sempre stretto alla memoria dei suoi martiri p-rimi. La luce vien dal1e tenebre: quel tor– mentato suolo di Roma, proprio nella parte in cui anche la vita mo– derna, par che l'abbandoni, in quei quartieri remoti della Salaria, e BibliotecaGino Bianco

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