Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
Ricordo di Orazio Marucchi 353 gode di allargare e affinare in una cerchia di amime ben di~poste e con– senzienti. Oh bella cosa ques,t'accordo presunto, questo mirare ad un'unica mèta ! La filosofia non è veramente l'anoella della teologia, il relativo illuminato dal raggio dell'assoluto? Maruochi la sua fede la vedeva anch() nel « sole raggiante ii che, fiancheggiato da,i serpenti simbolici, stende le sue ali su tutte le porte dei monumenti dell'Egitto, mentre piramidi obelischi piloni rrustre– mati di porte e di finestre ripetono all'infinito la linea div,ergente dei fasci di luce. E quando dalla storia egiziana poteva risalire alla Bib– bia, ,e dire che Agapi, il più celebre degli Hixos invasori, probabilmente è il Faraone di Putifarre e di Giuseppe, che R.amesse II, certamente, è il per,secutore degli Ebrei, che dall'Esodo incomincia nella valle 0 del Nilo la decadenza., allora la sua faocia s'illuminava. Dalla storia alla civiltà, aUa religione. La sua parola era profonda ed arguta, calda di una umanità generosa, che scopriva neUe genera– zioni di cinquemila anni avanti Cristo le stesse virtù e vizi e ambizioni e debolezz() degli uomini presenti, e p.el culto deg1i dei falsi e bugiardi la base della fede nel Dio vero : 1e triadi famose, gli esseri tutti ema– nazione della divinità originaria cui tutti devono tornare, questo sole' che si moltiplica nel suo lungo cammino per il cielo e negli effetti fe– condi e serenanti che esercita su tutto l'universo; questa, nostra anima immortale, che al punto della morte inizia negli spazi le sue peregri– nazioni purificatrici, mentre il corpo rimane ,sulla terra, reso incorrotto dagli aromi, ben difeso, nel fondo della sua casa di granito, dalle bende istori.ate, dall'intonaco dorato, dalla cassa di .sicomoro che ne eterna il corpo composto e il viso sorridente, e « il doppio dell'anima, una sostanza intermedia sottilissima, tenuissima, misteriosa ripetizione del corpo, ~be ogni tanto discende dag1i spazi sulla terra per appoggiar.sii. a lui, viene ogni tanto a fargli una visitina .... ii : queste parole sue, che a trent'anni di distanza trovo anc6ra sugli appunti ingialliti di quelle lontanissime lezioni, non ricreano forse quel suo sorriso arguto, che fondeva la bonaria ironia per le forme più ingenue di superstizione, con la gioia di tro•vare anche lì la fede che supera la morte nella vita ? Poi l'alfabeto e la grammatica egiziana. La sua mano, un po' tozza, correva svelta col gesso sul piano della lavagna, e disegnava in un mo– mento quelle teord.e di figurette agili, sommarie, che hanno tutte le stimmate del vero, ma ridotto alla sua più semplioe espressione, e sono a un tempo simboli e suoni, pensiero ed arte: il passero, l'ape, la cico– gna, lo •§'Carabeo, la tazza, lo stelo del papiro, l'occhio raggiante, il braccio teso .... fino a quella figuretta che fra i numerali indica un mi– lione e anche più: il solito tronco lineare, la solita gamba accosciata e la testina a ciottolo, ma sulla testa una •Speciedi piumetta e le braccia aperte ad arco, quasi spaventata dalla gi,an mole essa ridica: « oh quanta roba! ii. Osservazioni che annullano i secoli davvero: e non avevo letto il Vico! Così ·scoprire che l'egiziano ha l',articolo e i segnacasi, e i pronomi enfatici, ,e i verbi ausiliari, passivi, riflessivi, persino causativi: e im– parar tutto quesito per fi,gura, con la gioia di un bimbo che sorride al 23. - Plgaso. · BibliotecaGino Bianco
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