Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
La figlioccia 331 Alllche le api par che riposi!Ilo: nella cassetta di legno sul muro non c'è il brusìo oonsueto. Qualche ape operaia ritorna ID ritardo col ventre giallo o violetto: par che venga dal regmo del sole e dell'amore. È come una pallina piumata, lanciata da mano sicura, che trova per bersaglio la porta dell'alveare. E il silenzio di mezzo.giorno è forato da un grillo che trilla: tri !... tri !... lesto e regolare, come il ticchettìo dell'oriolo che mi– sura il tempo. Senza questi segni di vita, si direbbe un orto di fate. Orto ID· cantato sul monte, dove spira una brezza marIDa. Le perpetue eram. ve:stite di lanetta grigia. Ma la perpetua più vecchia aveva il fisciù [lero al collo, incrociato sul petto, e in testa U[la pezzola bianca, con le cocche ributtate in su, libere : le cocche che generalmente servono ad annodare, sotto il mento, la pezzola alle donne di Versilia. La ma-niera di ripiegare le oocche delle pezzole sul capo, ribal– tarle così alla rinfusa con relativa simmetria (è detta all'usamza <<chiurla»), ha il privilegio di lasciare scoperte le orecchie a vezzo della gioventù: così i riccioli, dietro la nuca, inghirlam.dano il collo che le ragazze dei monti hainno bianco e qualche volta punteggiato di lentiggini. Ma a questa perpetua !non i riccioli biondi o morati ornavam.o il collo : capegli fini e bianchi e amnodati sulle orecchie, scoperti, dalle due bande, dalle pulllte della candida pezzola rimboccata sul rapo, facevaJllo di quella testa una scultura di statuario, a cui fo scultore avesse ombrato il viso di un colore pallido, per dare al suo marmo illusione d'i verità. E l'altra perpetua era scapigliata. I capegli, dietro le orecchie piccole, tirati tirati aderenti alla nuca e accercinati di dietro, tanto in basso, che sembravano dal peso trapiombati sul collo. , E alle orecchie, due boccoli,ni a cerchio con un pìppolo .di corallo che era l'uniea cosa che brillasse come or,namento into~no a quella testa di capegli morati e lisci. Gli -occhi di questa perpetua eraino neri e tondi ma non spiacenti. Somigliavano quelli del cappellano suo fratello, senonché il cap– pellano, più giovane e più bello di lei, aveva la vista difettosa e portava gli occhiali. La perpetua giovane non aveva fisciù e il giub– bino, abbottonato dal collo alla cintura, faceva stremenzito il petto di questa perpetua asciutta tutta e piallata davanti, dalla pialla di San Giuseppe. Il vestito del Rettore (così chiamavano il vecchio prete') e-ra stinto: da una parte dava sul violetto più che sul nero e nei posti di maggioM uso era invece rossigmo, lustro e liso. Doveva essere stato ritinto è rivoltato. I bottoni attaccati sugli occhielli che erano BibliotecaGino Bianco
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