Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
Cinematografo 1930 201 .- ----·------------------------- quanto fotografia è un appello continuo alla nostra scientifica in– fantilità)). Viene così evitato il problema estetico, poiché, è chiaro, questa realtà che si' offre come suggestione scientifica e documen– taria o « veristic.a )) che dir si voglia non sarà accettabile in sede estetica che quando la sua persuasione si fondi sui criteri inerenti a qualsiasi opera d'arte; ma d'altro canto é accusata una carat– .teristica del cinematografo alla quale gl'intellettuali di solito non vogliono por mente, che la sua atmosfera è essenzialmente foto- grafica. Io non so che possa più intendersi per verismo, oggi, sia per accanircisi contro, sia per esaltarlo. Bontempelli ancor re– centemente denunziava il verismo come il vizio centrale della pre– sente produzione cinematografica e auspicava in sua vece il librarsi della più varia e ardita fantasia. Sia il verismo che il naturalismo sono state delle scuole piuttosto infelici eçl.eminentemente retoriche : oggi sono parole che suonan vacue. In Corte d)Assise, l'ultimo film parlato della Oines, metà dell'azione si svolge in un giardino e non e'~ scricchiolio d'un passo sulla ghiaia di cui il microfono ci faccia gra,zia. Come nel Blaue Engel della Ufa, non c'è porta che si chiuda senza che ce ne venga debitamente trasmesso il tonfo. Questo non vuol dire eh~ un fatto di cronaca o di storia non possa offrire un tema ottimo per un film, muto o sonoro (esempi classici: L'opi– nione pubblica di Ohaplin, L'ultimo degli uomini di ,Murnau, La corazzat(J)Potemlcin di Eisenstein; né che lo scricchiolio di un passo, il tonfo di una porta non possano essere anche profondamente ef– ficaci; ma soltanto quando vengano a tempo. Il finale di Hallelujah ! (il grande film negro di King VidQr), quell'inseguimento criminale di notte nella foresta inondata trae la, sua tragicità dal vasto si– lenzio intorno rotto solo dal gorgoglio « de Feait morte froissée )), come ha notato Gide; che soggiunge : « Ce chuohotement de la na– ture éternelle qicireplace et reoule dans le temps la passagère plainte humaine) semble ·la voim méme d)une sombre fatalitè )). Si parlerà anc6ra di verismo qui '? A chi richiede il fantastico, oppongo La donna nella luna di Fritz Lang, ·dove il paesaggio lunare malgrado i milioni della Ufa offendeva di primo acchito con un trucco sceno– grafico tanto più scoperto quanto più di spettacolose intenzioni. Ma è da deprecarsi assolutamente il fantastico? Per nulla: lo stesso Fritz Lang in Metropolis era riuscito a un pezzo più che di bravura nella scena della donna, meccanica sorgente alla vita. Verismo? Fantasia? Potrò avere delle preferenze, ma in sede estetica non posso badare che alla plausibilità delle rappresentazioni. Special– mente al cinematografo, guai se il trucco trapela: la difficoltà sta appunto in questo che il trompe-Foeil agisca colla più irrecusabile persuasione, non importa se la scena rappresenti l'affollamento di una carrozza-ristorante a cento chilometri all'ora o i lenti e folli voli di una bambina fra le impassibili pareti di un salotto borghese. BibliotecaGinoBianco
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