Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
196 A. Bonsanti farne ? - e mostrava alla sua padrona la veste imperfetta, che le traversie di quella giornata avevano sgualcita. L'Adriana guardò la Palmira, che immobile ai piedi del letto attendeva, e l'abito povero di lei. Pensò di fare una persona felice. - Per me non è buorno, ormai. Se le sta bene, dallo alla Palmira. Faglielo provare. - A me! - esclamò la ragazza,: - Oh, Signora .... Non ·aggiunse altro, né si mosse, ma lo stupore e la letizia del dono le si lessero immediati sul volto. Congiunse le mani e tenne lo sguardo fisso sull'abito. - Oh, Signora ! - Andiamo, provatelo, poiché la Signora te lo regala, - le disse la Maria, e era contenta am.che lei di vedere quella povera ragazza felice. Si avvicinò alla Palmira, l'aiutò a togliersi il grem– biule trinato, la vestiilla di rigatino, rapida vincend'o lo scontroso pudore di lei, che si spogliava lentamente, arrossendo di mostrarsi seminuda. Aveva una sottoveste di grossa tela di cotone, delle mu– tamde ampie e· gr-ossolane amch'esse, un tessuto da penitente. Le sue forme già troppo abbondanti per l'età giovanile, ne eran fatte caste ; soltanto il petto rigoglioso vinceva la mortifiq1ziOllle dello scollo stretto, si disegnava, prepotente. L'abito le' stava quasi bene, ciò che era di troppo per l'Adriana doventava necessario per lei. Davanti alla psiche non cessava di mirarsi, diceva: - Oh, Signora, com'è bello, - e pensava a quelli che l'avrebber vista così ben vestita, un po' all'invidia delle amiche, un po' all'amore' del suo promesso. Dimenticava anche, nella sua gioia infantile, la soggezione che le aveva sempre ispirata la oain– tante, e che bisoginava ringraziare e amdarsene, e che l'aspettavamo altre ore de'l suo umile lavoro. Intanto l'Adriana silenziosamente piangeva. Piangeva per i ricordi di un'aantica vita difficile, per le speranze e le illusioni di quella, morte o realizzate non importava, e per le speranze, ~e illusioni e la realtà della presente, dolorosa e felice, contrastata e facile, secondo parlasse la coscienza, e, ahimè, un cuore appassionato e impulsivo, un ingegno caprfocioso e mu– tevole; piangeva per me'la1nconia, e eraanolacrime salutari. La Maria che se ne era accorta, non parlò, né mostrò di ,avvedersene. Sapeva che si mutavano in balsamo, e che bisognava lasciarle sgorgare li– beramente. Soltamto disse _alla Palmira : - .Adesso ringmzia la· Signora e vattene, che la Signora vuol dormire, e messele fra le braccia i suoi poveri pamni la prese per le spalle e· la spinse fuori dell'uscio. Quindi dissimulò un ,d'affare qua e là, seguitando a tacere. · - È rimasta contoota, povera ragazza, - disse a un tratto l'Adriana. - Si era asciugata le lacrime, ma aveva gli occhi arros– sati. Non si curava di nascondere che· aveva piamto. BibliotecaGino Bianco
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