Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

I capricci dell'Adriana 193 - Abbiamo anche noi le pooore - disse il giovanotto, - ma di questa stagione si mandano sui monti, dove c'è pascolo. L'Adriana non l'ascoltava: pensava che a lei mruncava la casa,, che amdava raminga, e il giovrune contadiillo rmchiuso nei suoi con– fini, non poteva essere che lma persoilla- qualunque incontrata per caso, poi subito perduta per sempre. Sentì una collera salire, per l'inganno di poco prima, ma collera sorda contro se stessa, e il de– siderio che avesse :fine questo pellegrinare senza mèta, e che la la– sciassero sola coi suoi pensieri.. - Siamo viciilli, - esclamò il giova111ottopoi che ebbero passata una curva assai stretta, - e da quel ponte davanti a noi al Gatto Nero c'è soltanto Itiezzo miglio.· - Fermate, - disse a un tratto la cantante. - Fermate, - e ancor prima di essere obbedita, si era tirata in bai-:i-:o, strascicava i piedi sul suolo, Il giovanotto fermò. L'Adriana balzò a terra. - Basta! illon importa chr mi accompagniate più i!Dnanzi. Vado a piedi, per questa poca strada. E voi tornate, che è notte. Grazie. Addio. Si allontanò correndo, e il giovanotto non fece in tempo né a dire una parola, né a fare un gesto per trattenerla. In breve fu al ponte, assai lungo e arcuato sopra n :fiume. Soltanto allora udì il rotolare della carretta che si allontanava e volgendosi fece Ì!D tempo a ve– derla, quasi nera sul birunco della strada. Il giovame contadmo m piedi schioccava la frusta, il ciuco adesso correva per la discesa. L' Adriama, rimasta <;ola, coilltinuò la sua strada più in fretta che poteva. Si metteva di tanto in trunto a correre, ma le sue cor<;;i> eran brevi come quelle del ciuco comodone. e un passo altrettrunt'> lento le seguiva, ma no!ll così calmo. Ella si posava allora la ma....JTJ.o sul seno, e il battere di ']_uelsuo povero cuore affannato la sgomen– tava. La !llotte era veramente vicina, il buio sempre più fitto, le masse dei monti incombe-v?..110 da ogni lato fuorché dalla parte delh pianura le cui luci eramo nascoste dalla nebbia; adesso giungeva dappertutto il caillto dei gri.lli, che sovrastava senza spegnerlo 41 mormorare del :fiume, giù in basso; il vento che si risvegliava a tratti, i lu!llghi fruscii, lo scricchiolare dei rami, aggiungevano un'inquietudine che non era ancora paura, ma faceva scrutare rnnsiosi l'ombra. L'Adriana seguitava adl andare, voleva giungere alla locanda !,;Obito,presto. Oh, l'istante in cui avrebbe visto comparire la gran fabbrica, e le luci, prima. Cercò la casa rossa sulla destra, ma non era possibile forare quel buio. Un came abbaiò, poi un altro, e sem– brava che l'abbaiare venisse da una sola. parte, da un unico luogo. Dovevano essere i ca111i di guardia della locanda; un mastino aveva quest'ululare feroce. Raccolse le ultime forze, affrettò il passo. Gli 13. - Ptouso. BibliotecaGino Bianco

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