Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

188 A.. Bonsant·i -------------------·------- - -·----~ Qer lui che la rendeva inquieta, disperata, e il timore _che ~gli no~ la e,0111traccambiassedi un uguale affetto. Conosceva poi altri mez1.i, che non eran parole, validi ad ammalllsire u111'ira,a viincere una re– sistenza, altri mezzi che adoperati accortamente e senza per questo dimostrare di cedere per la prima, ed anzi anch'essi indici di uin apparente corruccio, facevamo spianare una fro111teaggrottata, tr~– muta,vano una voce a,dirata in un'altra supplichevole. Calmato 11 conte, g'li chiederebbe poi senza fretta, in un momento opportuno, di domandare per lei un'udienza al Duca, e saprebbe insistere :fimo ad ottenerla; e oosì quella che era stata una degnazione verso uina brigata gioconda di cavalieri ragguardevoli e di dame leggiadre, Yerso Ulll suddito fedele quale il Bemabei, doventerebbe nel suo caso un'attenzione, una 001I1siderazione, e trattaindosi di una bella rl-onna, un atto di omaggio partioolare. In quanto alla pisana saprebbe ben rimettere la partita, e se costei aveva spadr,oneggiato in quel pome– riggio, non perderebbe il suo aspettaindo; e si sbizzarriva nel modo di portarle la guerra, studiava, parole zuccherine che nascondessero u111 fiele, da pronunciarsi nei momenti che sapeva lei e alla presenza di quelle tali persone. Anche al Mercatini pensava, e co111 simpatia, con amicizia; non aveva su di lui alcuna idea precisa, ma la soo– perta di quella sua passio111e,ché tale era il nome che ella dava ormai, senza timore di errare, all'entusiasmo di lui, troppo le solle– ticava l'amor proprio, perché il suo giovane ammiratore 1110111 do– vesse co111tarefra i suoi fedeli. Il quale era un titolo da molti am - bito in effetti, ma secondo lei da moltissimi, e voleva poi dire schia– vitù. E andava amticipando nella fantasia i discorsi che gli terrebbe nell'amgolo della spinetta- in quella gram sala della localllda, teneri senza essere amorevoli, di facile intendimooto senza risul'tare evi– denti, e le parole di lui, commosse dapprima e lente, e poi rapide e appassionate, e la confessione. In questi pensieri si era ravviata i capelli, arrotolando alla meglio i boccoli che il suo riposare quieto non aveva eccessivamente scomposti, e fu contenta dell'immagine che le rimandava lo specchio, leggermente appannata e deformata dal vetro grossolaino. Guardava quei suoi occhi fo111di,espressivi, ,pieni di un ardore contenuto sotto le lunghe ciglia, guardava il sopracciglio sottile e la fronte pura, il naso fine e diritto, le o-uancie pienotte e delicatamente rosate, la bocca vezzosa, guardava °ia gola bianca e morbida, il morbido e ambrato principio del seno, e le .spalle 1110111 grasse né ma,gre, ma di quel giusto mezzo che appao·a l'occhio, digradanti mollemente, ma senza sta111chezza,verso i sei::i. Provò anche un sorriso, prolungandolo alquanto per ammirare lo splendore dei denti, dette un colpetto oon le dita a uin ricciolo ribelle,_ e usci dalla stainza, senza _degnare di un ultimo sguardo quel suo asilo passeggero, scese l'umca branca di scala, attraversò la .cncina già oscura, e si fermò sulla porta a godere quell'arietta BibliotecaGino Bianco

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