Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

162 A. Bonsanti per i suoi molti difetti, al quale avrebbe sempre potuto chiedere un servizio e ottenerlo. . Come a confortarla. ilil questo suo ricoooscimento, bussarono all'uscio dell'anticamera. La Maria, che aveva finito in quell'istante di pettinare la padrona, corse adJ aprire, e ritornò dopo u~ dialogo sommesso recamdo un mazzo di fiori dove poche rose sparivano fra anemoni numerosi e altri fiori di campo. - Li manda il Signor Conte, - disse, - e chiede se ha amcor molto. Un naso lungo e rosso, che faceva capolino fra i battenti insieme a un intero volto ammiccamte, sparì, e dall'anticamera uina voce grave, soontenta dell'ambasciata, aggiunse modificamdo : . - Il Signor Co111te invia questi fi.ori alla Signoria Vostra, e s1 scusa che non sia,n d!egini.Ma non è riuscito a trovarne dei megUo ; - pr-0.seguicon un tono più basso, quasi una riflessione personale che celava la fatica toccatagli, di mettere insieme quei pochi: - Il Sigm.or Conte dà il huongiorino alla Signoria Vostra e spera che 1o sia, effettivamente. Chiede fra quanto potrà venire a riverirla. - Siete voi, Domenico? Dite al conte che lo ringrazio, - ri– spose la cantante, - ma che mi son levata oon un mal di capo ... , che mi scusi, che abbia pazienza e veda se sia possibile differire la pas– seggiata amche. soltanto d'urn'ora. Ditegli che apperna sarò pronta l'avvertirò. . - La Siginora sarà servita, - assicurò la voce grave. La Maria rit@nò nell'anticamera per chiudere l'uscio. Si udi– ron·o le voci di due servi, una risatina della Maria. L' Adriama colse qualche briciola d'ei discorsi : il Signor Conte strillerà .... io pago per tutti. ... - La Signora mette il vestito di trina ? - chiese la cameriera rientrando, ma già lo recava sul braccio, sicura della risposta. - Metto il vestito di trìna, - cornfermò l' Adrhtna. Si alzò dalla toletta, venne davanti alla psiche sfilandosi la vestaglia, mod ulando a fior dei labbri una canzone; improvvisa– mente proruppe im.un sì sopracuto che si levò limpid,o, e sottile, così durò lucoote, fu p ieno, morì come un filo dl'oro, um.adelizia. Quando callltava eramo i suoi momenti ,più felici; di quella felicità eh~ nasce da un impeto di ffd_ucia giunto a consolare di un precedente sco– raggiamento, il quale è un poco come una vittoria conquistata com– battendo e un attributo dell'arte. Perciò fuori del teatro cantava di rado e sempre da sola. In presenza degli altri, ove non fosse dal pal– c~scenico, si sentiva timida e incompresa, le nasceva come un pudore d1·quel suo abbandono che la rendeva buona e piena di compati– mento, senza nemici, per cui i torti subìti e imposti sparivano e il perdono da offrire ed ottenere appariva facile e dolcissimo. Er~ un principio di religione, questo sentimento purtroppo transitorio e in- BibliotecaGino Bianco

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