Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
1 capricci dell'Adriana 161 giornata per lei e se ne ricorderà con piacere. La melanconia, - aggiunse, - è un male da ricchi, ché ai poveri non riman tempo. Io, le poche volte che me la sento venire addosso, mi metto a can - tare ed ecco trovato il rimedio. Sono i nervi, - concluse, - e i nervi, non c'è niente di meglio della distrazione per metterli alle strette. E avrebbe voluto dirle: o non lo sa orrnài che dopo i momenti tristi torna a vedere ogni cosa soleggiata e gradevole, trunto è vero che di chi la cQITT.osce, nessuno bada sul serio ai suoi piagmistei. O non potrebbe prima di ea,dere nel buio ricordare quel sole che verrà dopo e risparmiarsi l'altalena!, e noo riusciva a capacitarsi di come ci si potesse credere per dieci volte al giorno almeno disgraziate, e per altre dieci accorgersi che non era vero, col medesimo convinci– mento. L'Adriana faceva; sulle labbra le si prolungava il sapore amaro di quelle lacrime e insieme le scendeva nel petto. Cercò di porvi un argine, di interrogarsi, di fare quei benedetti conti, come diceva la Maria. Quando pochi giorni prima, l'avevan chiamata a Lucca per cruntare al «Pantera)), l'invito era stato accettato con gioia d'a lei, ché i luoghi le erano noti e pieni di rimembranze gradite, e anzi un desiderio improvviso di rivederli, le aveva fatto anticipare la partenza o per meglio dire renderla precipitosa. Lasciata Parma quindici giorni avanti, era venuta iin brevissime tappe fino a quel luogo che· per essere situato a poca distanza da Lucca e in posizione amena, viciinissima alle a-eque del Ponte a Serraglio, si trovava fre– quentato da gente di qualità, bisogmosa della cura, o anche sola– mente spinta dal desiderio di formar· brigata e spassarsela, trasci– nandosi dietro il conte che, poveretto, o:ffertosi dapprima di seguirla nel viaggio ed insistito no,n poco per ottenerne licenza, trovatosi poi di fronte a una tal fretta rovinosa, aveva cercato con ogmi mezzo di esimersi dalla briga, ma troppo tardi ché la cantante si era assue– fatta ormai all'idea di aver qualcuno sottomano su cui sfogarsi, e nell'istesso tempo un simpatico cavalier servente e, per dirla senza sottintesi, un dolce amico. Risultati inutili i suoi consigli, com'era prevedibile, di far le cose con più calma e che bastava essere a Lucca per il tal giorno e non con un mese di anticipo, aveva poi costui messo ogni impegmo nel trarre dal viaggio i maggiori e più gradevoli beneficii, mostrandosi premuroso senza infastirlire e amorevole senza esigenze. No, ella non poteva lamentarsi del conte; al contrario, adesso che il pensiero era corso a lui, vi trovava uin certo riposo, una calma affettuosa che· non escludeva un compatimento bo!Ilario. Era un uomo riguardoso, un gentiluomo, si era dato cura di na– scondere il motivo del viaggio e la compagnia, mentre chissà quanti lo avrebbero sussurrato ai quattro venti. Un uomo che dim-0strava di amarla veramente anche per quelle poche sue virtù e non soltrunto 11. - Ptpaso. bliotecaGino Bianco
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