Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
160 A. Bqnsant-i quelle campagne cordiali, quei monti folti di boschi, il quèto argento degli olivi sulle curve sfumate d'ei colli, il fiume ne'l fo!Ildo valle, le opre tranquille degli uomini che concludevano il paesaggio, e i canti insieme che s'udivano affievolire e riprendere, vicini e lontani, che spesso l'avevano allietata, adesso le gravavano sul petto, le davano a volta a volta una volontà di ribellione e un bisog!Ilo di p~~~e. , Nel oortile l'affaccendarsi degli stallieri intorno ai due legni aveva ripreso più intenso. Adesso erano in dine a battere a graJil colpi ritmici; ad og1nicolpo rispondeva u!Ilg,emere di ferraglie e uno scricchiolare di legname, mentre s'udivano gli schiaffi e il ·grondare . dell'acqua lanciata d'impeto a secchiate contro la carrozza. Quel battere rammentava all' AdriaJl).a gli impegni per quel giorno, lru compagnia che l'attendeva, e che era necessario mostrarsi gaia. Con un moto improvviso di stizza, preso un pettine guarnito di ma<l:re– perla batté con esso a più riprese sul tavoli1110. - Cosa fa111no?quando smettono ? - gridò. - l111 questa loca111da credo1110che sia permesso tormentare in mille guisa gli avventori. Lo dirò al eonte. Non ci v,oglio 'Stare Ulllgiorno di più. Si tappò le orecchie co!Ille mani. - Mariuccia, diglielo tu, che smettamo, - gemé. La Maria, i;nterrotto il lavoro, stava con le mani abbandonate lungo i fianchi, in attesa ahe lo sfogo della padrollla fi!Ilisse. - Non hanno riguardi, - convenne: - Non sanno trattare colli ospiti di qualità. Ma ci pooserò io, la Siginora stia tramquilla. Uscì dalla éamera in fretta : aneor prima che tornasse si udì una finestra spalancarsi sul cortile, U!Ilavoce gridare un avverti– mento con suono irato. Immediatamente ogni rumore cessò, mootre dal basso un'altra~ sommessa, spiegava col to[Il,O di chi cerca scu– sarsi. Quando la Maria tornò dicendo filn dalla soglia: l'albergatore domrunda perdono alla Signora del fastidio involontario, l' Adriruna posava il capo sul braccio piegato; alle parole della cameriera .si ri– scosse e lo sollevò:- questa., ormai dietro alla padrona e in atto di riprendere la pettinatura, poté scorgere !Ilello specchio lucidi lacri– moni solcare le guancie della cantan~e la quale, fisso lo sguardo nella propria immagi!Ile, le vedeva amch'essa scendere oome stupita. - Che ha, signora ?, perché piange ?, - domamdò la cameriera, col tono di chi non aspetta risposta, o sa già quella che le verrà data; poi aggiunse : - Non pianga, le si arrosseranno gli occhi. Ma l'avvertimento .giungeva ormai inutile, ché l' A<lria!Ila, ba– gnato un fazzoletto nel bacile, già si tergeva le lacrime. - _La signora starnami si è alzata melanconica, _ proseguì la cameriera, - e me ne ero accorta vedendola così fissata alla fine– stra. Si faccia-animo e mamdi via i peinsieraoci. Non ha motivo d'es– sere sco!Ilte!Ilta,ch'io sappiia. Stii:i, allegra, che oggi· sarà una bella BibliotecaGino Bianco
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