Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

156 A. Bonsanti carezzevole disperse il chiuso delle ore notturne. La stanza rustica da locanda campagnola, imbiancata alla calce, faceva contrasto col mobilio ricco, oon le tapi)ezzerie sontuose, con i mille ninnoli inu– tili e aalanti sparsi ovunque. La Maria si avvicinò al letto e ne o . . se-ostò le tendine nell'istant.e in cui un lungo sospiro ne usciva e una voce armoniosa diceva : - Sei tu, Maria? Ho dormito troppo? L'Adriana apparve, distesa bocconi fra lenzuola s-ciompost_e.Il volto affondato per metà nell'origliere, mostrava sulla gota libera i col~ri di una 11.1otte tranquilla, una mano posata sugli occhi li riparava dalla luce improvvisa, l'altra stava lungo il fianco, abban– donata e pallida. :Le trine, allargandosi sul petto, rivelarono le rosee delizie dei seni. La mano abbandonata vi corse e le nascose. - ,Mi hai svegliata. Dormivo ùosì bene. 1°1J tardi? - prosegui la voce piena di sonno. - La signor-a mi scuserà, ma è tardissimo, e ha dato ritrovo al signor conte per le nove. Il signor conte è sempre sollecito. Ho visto pas:::are Domenioo col cioccolato del signor conte. - Voglio d-0rmire, Mariuccia, dormire, - disse in camtilena l'Adriana. __: La signora si rammenterà della passeggiata, e dei gran si– gnori che vi saranno. Le carrozze sono state oomamdate d'a due giorni, e il cavallo del signor conte l'ho visto io, nel cortile, co11.1 gli stallieri int-0rno. ' L' Adriama sospirò, poi disse : - Il conte per abitudine ha l'-0ra in amticipo, e giunge mentre mi vesto. Non farlo entrare, tienlo alla porta, che impari. - La signora stia tranquilla, ma adesso si vesta, che è tardi e han già portato il latte. L'Adriana si volse supina, portò le mani dietro la rnuca e sba– digliò. - C'è il sole, - disse: - Se pioveva, addio passeggiata e la compagnia seccante di quei signori. Finalmente si decise, rigettò i lenzuoli; seduta sulla sponcla- del letto infilò le pantofole e corse verso la finestra inseguita dalla Maria che tentava coprirle le spalle. Iin pieno sole i lunghi e foHi -capelli biondi l'avvolsero di riflessi d'•oro e la festosità di quella c,ampagina felice le condusse sulle labbra il sorriso. Vedeva in basso i campi arati, altri chiari di germogli che filari di viti disegnavano insieme a gelsi frondosi e canori lungo i fossati più fondi, e vapori ]e·ggeri stare sovr'essi, che il calore del giorno non aveva mncor di– -sciolti; vedeva in alto i monti oscuri e dietro il sole salire entro due cime, e i suoi raggi per la valle angusta che da quelle cime nasceva, scende·re come un fiume, opachi e freddi; vedeva fra il monte e il piano U[l'acqua esigua andare tra pietre bianche, tormentata e BibliotecaGino Bianco

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