Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

I capricC'i dell' A1,lriana 155 Appoggiò e· si modellò il vestito contro il corpo, si fece davanti a uno specchio, mirandosi e rimirandosi. La, ragazza le andava die– tro e ammirava. - La signora veste come una fata, - disse. Dal cortile si udi una voce comandare, e i rumori delle faccende domestiche giungevaJUo adesso contin ui e n on soffocati. - N OtD. sai se il siginor conte si è leva.to ?, - domandò la Maria, e posò il vestito con riguardo. - Ho visto Domenioo che strigliava il cavallo, ma la finestra del signor conte era ancor chiusa, - rispose la ragazza, poi ag– giunse: - Si voglion bene davvero! Quando si è ricchi, si può. Sorrise con melanconia e guardò verso il sole che invadeva a poco a poco la stanza. - Sempre si può, - disse la cameriera: - L'amore non costa niente. - Sono due anni che ho l'amoroso, - confessò la ragazza, - ma. siamo poveri. - Tutte voi !hon vedete l'ora <li sposarvi, - disse la cameriera con U[la sfumatura di dispetto nella voce, - e se vi volete sposare, !llOlll vi basta allegria e salute? Sposatevi, sposatevi. · - Allegria e salute non mancano, - fece la ragazza: - Ma non basta. • E aggiunse, mesta: - Non servirei alla locanda, dove chi va e chi viene non ha at- tenziooi per noi. - Trovati ulll padrO!lle so1o, - consigliò la cameriera. La ragazza fece come se non avesse intes.o. - Vado via, - disse, e s'avviò. La Maria la seguì fimo all'uscio, e stette a vederla scendere le scale, mentre curiosa ascoltava i rumori mattuti!lli che le narravano ·la vita degli ospiti della locanda. - È passato Domooico col cioccolato del signor conte, - av– verti la Palmira dal basso. - Dio mio, com'è tardi, - es,clamò la cameriera. Svelta rientrò, saltella!llte e canterina batté all'uscio della pa– drona e nell'istesso tempo lo socchiuse: nella camera oscura e si– lenziosa, un po' di sole, filtrato sottile e diritto attraverso le imposte mal combacianti, attraversava la stanza come un pulviscolo dorato, veniva ad accarezzare le tendine di seta accuratamente distese di un vasto letto a baldacchirno, qualche oggetto disperso sui mobili luccicava, c'era nell'aria pesa quell'odore impreciso e· voluttuoso che hanno le ca.mere delle donne leggiadre, un misto di profumi da toletta e l'altro or fragrante ora asprigno di un corpo morbido e amato. L;:i,Maria segui tentoni quel raggio di sole, raggiunse la fi111estra e la spalamcò. La luce invase ogni angolo e un'aria fresca e lioteca Gino Bianco

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