Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
150 D. Valeri ------------------------ sotto il fazzoletòn. Un tonfo sordo. E, insieme con le foglie di cavolo e le bucce d'arancio, quella notte, l'onda pallida si portò via i quattro topini neri, nati due giorni prima dalla gatta nera, nella bottega nera. (Li avevo visti, ammucchiati in una cesta, dimenarsi smaniosi, col musino cieco alzato in su). Quando la vecchia riaprì la porta, s'udì per un attimo l'inter– rogazione affannata della madre che non trovava più i suoi piccoli. .... Domestiche, sì, !queste bestie; ma chi può dire di conoscerle bene? Oggi, nella densa nebbia sciroccale, così flaccida e viscida che pare un'immensa medusa caduta e appostata sul corpo della città, i gatti non son più che ombre, flaccide e viscide : reliquie quasi incorporee, ma in qualche modo viventi, d'una immemorabile notte di sabba. L'aria spenta e fumosa, il sudaticcio dei lastricati, l'umi– dità grassa che cola dai muri, sembrano averli restituiti alla loro primitiva natura, fantomatica e diabolica. Guardarsene non è male. Quando mi sveglio presto, queste mattine livide, lugubri, mise– rabili, odo, giù nella calle, la siora Pina che saluta affabile il suo bel soriano, reduce dalle avventure della notte, e tenta di persua– derlo con lunghi discorsi a rientrare in casa. Il gatto la lascia dire, e, solo quando essa fa pausa, risponde con un miagolio breve e sottile, come di lattonzolo innocente. Ma pare che non voglia saperne di seguirla, perché essa insiste a pre– gare; indi, con brmico trapasso, rimprovera e minaccia. La bestia deve avere anc6ra in testa qualche fantasia notturna; o forse aspetta che s'apra la porta dirimpetto, e ne ruzzoli fuori la gattina bianca, tonda, soffice, dagli occhi cerchiati di rosa, che pare un coniglio .... E la vecchia rientra sola, nella stanza dove vive sola da quando la sua nesseta s'è collocata a servizio. La calle torna silenziosa, del silenzio trémendo che preme e soffoca il mondo in-queste mattine; finché non arriva col suo duro passo il lattivendolo, preceduto dal piccolo atroce grido in falsetto : A-te! Quella micia grigia e come bionda, dal muso lungo e dagli occhi lionati, a mandorla, tutta inquieta ed elastica,, che ci balzò incontro una sera, mentre compravamo dei datteri, a Rialto : te la ricordi ? Pareva proprio che t'avesse riconosciuta: ti girava attorno con un miagolio festoso e ansioso ad un tempo, cercava il tuo sguardo, s'alzava su le zampe posteriori per farti venir la voglia di carezzarla. E quando ci movemmo, t'accompagnò fino alla svolta, dove finisce la Ruga grande, evitando l'altra gente, guardando soltanto te e parlandoti sempre. Tu allora le facesti una carezza, dicendole' le BibliotecaGino Bianco
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