Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

H. MASSIS, Jugements (}CC. 253 l'entusiasmo verso Massis di molti intellettuali nostri e d'oltralp,e: e questi saggi hanno valso piuttosto a riconfermare il nostro giudizio, ri– trovandosi in essi e talvolta esagerati, quegli stessi difetti che viziano il suo libro maggiore. Quale la tesi del Maissis nella sua Défense ? È ab– bastanza nota, ma val la spesa di ricordarla in due parole. La civiltà europea, o, come il Massis dice, « occidenta,le » è l'erede del pensiero an– tico, della filosofia dei greci, della sapienza morale civile e giuridica dei romani : questa civiltà crede alla ragione come misura, inalterabile delle cose, una ed uguale per tutti gli uomini, crede alla realtà ed alla verità esistenti per sé fuori di noi, trascendenti, e da noi conoscibili per mezzo .dell'intelletto: è una civiltà perciò essenzialmente razionalistica, intel– lettuale, che ha per sua caratteristica l'ordine, inteso come elemento mo– rale, e fondato su una rigorosa gerarchia di valori spirituali. Lo spirito dell'occidente è quindi contr-ario all'individualismo sfrenato di chi non riconosce altro Dio che se stesso, al relativismo distruttore di chi non ammette la possibilità, di giudizi morali universalmente va.lidi, aJle pas– sioni disordinate e disfrenate, ammirate come veri elementi vitali nella vita dell'uomo, allo scetticismo, al quietismo buddistico, al sentimenta– lismo romantico, al « cri du coeur ii. Tali elementi sarebbero, per il Mas– sis, essenzialmente dissolutori, contrari aUa millenaria civiltà occiden– tale, in una parola anarchici. Ed è questa un'idea in sé tutt'altro che in– firmabile, parente della gener osa passio ne intellettualistica di un Benda, base di ogni nostro più saldo pensie.ro edificatore nella vita dello spirito. Il Massis è un attivissimo sc opritore degli elementi negatori penetrati più o meno palesemente nella nostra cultura, e l'analisi di certe ten– denze del pensiero germanico, di certe filosofie orientali che trovarono soprattutto in questi ultimi tempi larga eco nella nostra stanchezza di cerebrali, era la parte più convincente ed eloquente del suo libro. Troppo chiara si vedeva però, anche in queste interpretazioni, una facilità di giu– dizio piena di pericoli: e per esempio, è proprio sicuro il Massis che Spengler e Keyserling abbiano, nel pensiero della Germania d'oggi, quell'importanza così decisiva che egli è tentato di attribuir loro ? Credo che una inchiesta un poco approfondita dimostrerebbe quanto poco siano presi sul serio dai benpensanti questi due « paJadini dell'Oriente ii. E il Curtius, critico intellettualistico e razionalista se mai ve ne fu, gli par proprio un « asiatico ii ? E la rivoluzione russa, o meglio il regime instau– rato dalla rivoluzione russa, sarà poi senz'aJtro un regime dissolutore della società come noi la intendiamo, negatore dell'intelligenza e rlella ragione a favore dell'istinto, risolutamente in marcia, verso l'anarchia, come il Massis mostra di credere, per amor della sua tesi, o non piut– tosto un gigantesco sforzo razionalistico, il tentativo forse più gran– dioso che si sia mai fatto finora per adeguare la vita di un popolo ai suggerimenti della « scienza ii, politica ed economica? La questione è tut– t'altro che facile da risolvere, ma certo non siamo anc6ra al punto da accettar senza discussione la tesi del Massis. Io per parte mia me ne in– tendo assai poco, ma ricordo d'aver lPtto di recente un certo libro del li'ulop-Miller, dal quale, per dirla colle parole d'un suo critico, risul– terebbe essere il volto della riYoluzione russa non già asiatico, ma euro– peo, e cioè« razionalistico>>. Queste però non sono che mende o lacune di BibliotecaGino Bianco

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