Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
252 A. GREGO, Remo Mauri., avvocato Fosse disegnata sempre così la figura di Remo. Dispiace, invece, leggere ch'egli, nella sua infanzia,, nascondeva sotto una pietra grigia due pacchi: « dei versi da un lato; le grandi leggi d'una Repubblica ideale, dall'altro». Cose vere, forse; ma che non si possono dire, o non si possono dire cosi. Altre scene, come quella in cui Remo ruba l'amante a Federico o l'altra della rissa all'osteria, sono forti e insieme sforzate. E iri genere la figura di Remo è stampata su una carta corrosa dalle stampe di troppi altri per,sonaggi di violenti e di peocatori se.nza grandezza. ~ Non per questo ne faremo la figura di una; serie. È accaduto a ro– manzieri più esperti del Grego di non sapersi staccare abbastanza dal proprio personaggio centrale; e s'è visto più di un capolavoro che ha protagonisti critici e costruiti, vivi nei particolari, opachi nell'insieme. Altre figure del libro sono invece perfette: il padre, lo zio, lo stupendo Ferralasco e Cucci, fatta di nulla e pur delicatamente espressa. Sembra manchi ancora al Grego un presupposto, un fantasma for– male che lo guidi. Scrive con forza, con precisione, e pure non di rado ci si chiede a che cosa miri. Alterna l'analisi allo scorcio vigoroso, il capitolo chiuso al capitolo spezzettato; a volte corre al riparo con titoli che dicono troppo o troppo poco. (Nella casa patrizia, Tempo innamo– rato). Se dorme, poi, dorme sul serio. Quella « pioggerella leggera» che scende, dopo il furto delle lettere, - e il lettore che dovrebbe sentirsene 1·abbrividire non se ne accorge nemmeno; -- quella lettera della contessa che per prima capita sott'occhio a, Remo (scrivono così le contesse?), appartengonò a-i sonni del romanziere. Ma l'idillio di Remo e Cucci ha tocchi tenerissimi e notazioni naturali che non fanno da riempitivo; ma il dialogo dostoievschiano tra Remo e Giulia, e la zuffa, nell'osteria, non sono, nonostante tutto, di maniera-; ma la serietà con la quale Grego ci parla d'intrighi e di affari, di «decozioni» o di appalti, non è solo un proposito di reagire alla retorica dei sentimenti. Benché non raggiunga fino in fondo tutti i significati ai quali aspira, e appaia qua e là, discontinuo e indeciso, Remo Maun è un romanzo da seg·nala,rsi. Sono le sue stesse qualità che aprono gli occhi sui suoi di- . fetti. Se il Grego avesse scritto un romanzo impeccabile e mediocre il suo successo di romanziere sarebbe forse più sicuro, ma per conto nostro avremmo creduto inutile presentare il suo libro da queste pagine. EUGENIO MONTALE. ·nE,."IRY MAssrn, Jugements: I. Renan, France, Barrès. - Plon, Paris, 1929. Fr. 12. - - II. André Gide, Romain Rollar.a, Georges Duhamel, Julien Benda Les Chapelles littéraires. - Plon, Paris, 1929. Fr. 15. , Son questi Jugenwnts del Massis dei saggi critici, per lo più assai lunghi, e taluno discretamente importante, che usciti a varie riprese negli anni del dopoguerra appaiono qui riuniti, con aggiunte e appen– dici di vario genere, ora che la sua famosa Défense de l'Occident ha ri– chiamato sull'autore l'attenzione del pubblico europeo. Diciamo su– bito che, pur indiscutibilmente attratti dalla sua tesi, non condividiamo BibliotecaGino Bianco
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