Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
24-ti A. GA.'l"l.'I, Ilia ed Alberto ANGELO GATrI, Ilia ed Alberto. - Mondadori, Milano, 1931. L. 16. Angelo Gatti si rivela improvvisamente raccontando sotto forma di .romanzo la propria crisi di sentimento e di coscienza. Può darsi che lo storico futuro veda nell'anelito religioso di questo libro il segno di un rivolgimento generale dello spirito. . Il tema è la conquista della fode attraverso la morte della moghe : la quale scompare prima della metà del libro dopo una felicità che sembra un trillo di lodole sperdute nel cielo, e rimane poi sempre la mèta dei pensieri e delle azioni di Alberto, e diventa la luce che splende e richiama di là, dalla morte. la forza invincibile che, attraverso faticose ricerche discettazioni tenaci e desolati ,silenzi, conduce a Dio il superstite. I dieci anni felici sono l'antefatto: il romanzo comincia alla fine di questa feli– cìtà; e l'autore la descrive in un capitolo beato, - I colloqui e i sogni di una notte di mezzo febbraio, - collocato sul limite estremo di quel paradiso, come l'immagine di quella vita. Quando Ilia muore, quelle pa– gine ci risuonano nell'anima come un idillio e un addio; e rileggendole sentiamo, sotto la gioia sicura, di chi le ha scritte, il pianto di chi non le ha più ritrovate, e vediamo nel tessuto morbido di quelle conversazioni fra il sileIJzio alto della casa tranquilla le venature d'un presentimento. Poco~ dopo quella notte Ilia muore, « Ilia lascia la casa». La nar– razione della malattia e della morte è d'una bellezza e d'una ricchezza. ammirabile. Sotto la penna desolata dello scrittore tutte le minuzie ritornano, ravvivate da un ritmo e da un tono che fin da principio pre– lude alla catastrofe. Particolari, di per sé insignificanti, ·hanno già la lontananza iµ.usicale: d'un rimpianto: tutta l'ultima vita di Ilia rivive · quale fu, ma già colorita, dalla morte che è il centro e la norma di tutto il romanzo. Fin dalle prime pagine di questa seconda parte, e già nei Oolloqu,i, il lettore sente mormorare misteriosamente .nel profondo lo strazio che salirà alla superficie nelle ultime. Quanto vero dolore domi– nato dalla poesia in tutta. questa parte insieme cosi fitta e cosi leggera, in cui pare ad ogni lettore di vedere di minuto in minuto annegare la creatura unicamente amata! Chi dimenticherà i presentimenti velati dalla solita grazietta ~omica e celeste, infantile e appassionata di Ilill?; gli spunti di dialoghi tenui approfonditi da uno sguardo già trepidante; l'angoscia di quella giovane donna che, compreso il pericolo, si difende e chiede protezione ad Alberto; poi i tratti di dialogo ricordati oramai come i resti di un naufragio; la vita the si attenua e si rifà elementare; il distacco che già incomincia, « la vita., ch'era stata tanto piena di fatti, di sentimenti, di pensieri, non contava più»; il misterioso allarme del cane, l'ombra dell'infermiera che a notte alta va a chiamare Alberto « l'ombra con un balzo sali sul soffitto e lì si fermò: Alberto segui con lo sguardo il balzo»; l'ultima visione della testa di Ilia sul cuscino « e pareva ancora un gioiello su uno scrigno>>; l' or.rendo tumulto interno degli estremi istanti; la, fine, « poi, un leggerissimo singhiozzo come q~el pianto. dei sogni, che batte dentro il petto, e non giunge alla b~cca; e Iha s'acquietò composta per l'eternità» ? Questi quattro capitoli sono n~ lungo addio, per sempre, aJla felicità, all'affetto che trasfigura la vita. Ma la parola è sempre leggera, senza, una sottolineatura, tragica, BibliotecaGino Bianco
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