Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

La p_oesia di D-iego Valeri 233 ------------ vicentine? Ma San Giovanni degli Eremiti, a farlo apposta, è una delle poesie più veneziane di Valeri, di accento e anche di colore; e lasciamo stare le altre. Né rapsodo, né errante. Rapsodo è poeta di poesia eroica, e insomma narrativa, e insomma, più o meno, di tono solenne, con in– fluenza e riflessi larghi di razza, non intima, non regionale, non provin– ciale. Questa del Valeri è perfettamente l'opposto. Vorrei perfino dire che talune volte, in certe poesie di grazia e sentimentalità madrigalesca, pare di avvertire non so che timbro dialettale. E veneziana è l'a,nima musicale della strofe: di questa mirabile strofe del Valeri, con sue asso– nanze frequenti invece di rime, con suoi ritmi così regolati di respiri e di pause che versi da otto a undici e dodici sillabe possono cadere nella stessa misura senza distacco : versi e ritmi e strofe con loro cadenza molle, e come smorzata sempre e velata da spazi morbidi di silenzio. Poesia in tono minore; d'accordo: che però non vuol dire poesia minore. A voce alta e spiegata non si potrebbe leggere. ·Se si sforza la voce, o se la sforza, come raro gli accade, il poeta, si sente che dà suono falso. Sarebbe istruttivo vedere i tagli e i mutamenti che in poesie vecchie, e qui riprodotte, ha fatto il poeta stesso. Sono sempre tagli e mutamenti che riportano la poesia alla loro coerenza di tono minore. In Solo, che era già in Umana, sono stati tolti, su la fine, alcuni versi che avevano un lor gridare un poco scomposto; e finisce così : · . . . . . . . e sono tutto solo, pur cosi presso a te, con te, nel calmo cimitero, tra i marmi ed i rosai; solo nella dolcezza stupefatta di questo pomeriggio azzurro e bianco ; solo nel gran silenzio, in cui non odo che un fruscio di lucertola tra l'erba e il soffio d'una rosa che si sfa. La poesia del Valeri è tutta qui: in questa calma intima, anche ~e dolente, in questa dolcezza stupefatta, il). questa contemplazione mera– vigliata. Perciò la sua parola, la parola lirica, anche dove l'ispirazione apparisce più impetuosa e concitata, non è mai da codesta concitazione travolta, non diviene mai puro suono, non è abbandonata a se stessa, ma sempre è vigilata e misurata, quasi tagliata, e conserva sempre una sua concretezza ferma, solida, classica. È nota di colore, ma di colore dentro preciso disegno; e insieme è nota musicale, ma in una liquida leggerezza di toni staccati. Ora, dove questi elementi diversi meglio si congiungono e si compon gono; dove questa poeticità diffusa delle cose si fa più intima, e queste cose ritornano a noi nei toni e nei suoni, nelle parole e nei ritmi, nei colori e nelle immagini del sentimento fantastico del poeta; quivi il poeta raggiunge, e più volte ha raggiunto, la sua espressione compiuta, la sua forma definitiva, che ,è sua unicamente. Si può dire di questo poeta quel che il poeta dice del so-rriso di donna amata, in Preludio : Le cose belle col loro sorriso c'erano, sì, s'aprivano intorno; ma solo quando è apparso il tuo viso lè ho viste, un tratto. come al romper del giorno. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy