Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

La poesia di Diego Valeri 231 Anc6ra un colloquio di amore (Poi che la sera), d'amore e di dolore: i due sono come incantati a guardare, nella stanza ormai buia, la- finestra tutta azzurra d'infinito : la poesia è in codesto richiamo, in quel quadrato di buio azzurro, in quel muto colore cupo. I motivi lirici sono quasi sempre notazioni di cose. E più la poesia si affina, più si fa intima, e più di queste notazioni si arricchisce; pi,ù il Valeri ritrova se stesso, e più trova se stesso nel mondo, più lo guarda lo tocca lo sente lo prende lo fa suo; e questo mondo queste cose questa natura sempre più si disciolgono nel suo animo, e diventano il suo animo e il suo canto. Altra volta, v-edemmo, e altre volte, ha cantato la gio– vinezza che finisce; ma il canto pieno della giovinezza che non ha e non dà più fiore, della giovinezza ormai imprigionata e sepolta (o primavera che non puoi dar fiore, o giovinezza dal sepolto cuore), è la Prvmavera di Venezia. L'anima del Valeri si è immersa, si è distesa, si è diffusa, tra le pietre e le acque della sua città, ne ha sentito l'ansia e lo struggimento, e codesta ansia, codesta tensione, codesto struggi– mento, li ha rivissuti e fatti suoi, li ha cantati come suoi : O primavera che non puoi fiorire in petali di pèsco, luccicare in filo d'erba, bevere nell'aria per mille bocche il sole e la rugiada, rovesciarti a torrente per le forre, cantare con la lunga onda dei fiumi per la pianura - o primavera schiava; io non so cosa più soave e bella di te, - . - . . . . . . . . Altre volte cantò donne amate; ma il pieno canto di donna amata è la .seconda di Chitarra veneziana, dove l'immagine della donna sboccia e fiorisce e s'apre, mutevole, in immagini di cose che si seguono e variano e si riallacciano di strofe in strofe, con echi che si rispondono dalla prima strofa all'ultima, nel blocco compatto del periodo musicale, armonia -conchiusa, perfetta, stupenda, di colori e di luce. Queste liriche delle ultime cinquanta pagine, Poesie nuove, sono quasi tutte cosi. Paiono poesie descrittive, e sono espressioni di animo. La vicenda delle stagioni, in Baschine del Po, è una vicenda spirituale; l'albero che più s'apre e si stende, dopo la, piova, verso il cielo immenso, e l'erba ingemmata di gocciole luminose come sorrisi, e il nuvoletto color di gaggia- che beve il sole calato tra i monti, sono, in Sereno, dolore lavato dal pianto, puri– ficato i:i alleggerito; e, in Ulivi, un palpito lieve di fede, come un'eco di voce lontana, come un bisbiglio di preghiera sommessa, trema fra le -chiare ombre delle foglie rade e sottili, nell'ora che pare ferma sul mondo, nel silenzio che pare sospeso in un'aspettazione, e incantato. D'altra parte, questa conquista di cose, quanto più cresce e si dilata, ta.nto più si arricchisce e si feconda di motivi lirici; quanto più alle cose diviene aderente e intima, tanto più i motivi lirici si definiscono in una specia- BibliotecaGino Bianco

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