Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

230 111. Va,lgimigli di argento· e vele sul mare aperte e gonfie, e cumuli di nebbie su rive notturne di fiumi e di canali, e fio-ride nuvole che, dai cigli illuminati grondano oro su la città bianca dì marmi; e brividi di vento, e piccole foglie che appena tremano e lustrano sui rami ancor nudi; e luci d'ogni colore che colorano e trascolOl'ano ogni cosa toccata, che scoprono angoli remoti, che si affondano nei canali ancor bui e ne fissano e saldano l'acqua in lucido metallo, che si distendono 1;,uisassi e sui marmi e quasi li di– stemprano e li disc:lolgono in tenerezza di foglie di rosa,; e Venezia sopra tutto, Venezia con le sue pietre grigie e col suo mare luminos-o, con le sue calli e con le sue rive, con le sue case poverette e coi suoi palazzi regali, con i suoi ricami di pietra e di vetri e di merletti e coi suoi cenci al sole, con le sue cupole d'oro e coi suoi campanili scrostati e gialli, con le sue altane fiorite e coi i:moi orti e giardini pensili su le acque, tutta Venezia, con la sua opulenza, con la sua povertà, con le sue donne, con la sua mollezza, col suo fascino, col suo canto. Su questo mondo esterno il Valeri ha gettata e diffusa la sua anima; ma con una aderenza così intima che è -come una conquista: e questo mondo esterno è divenuto suo, da, esterno gli si è fatto interno, s'è tra– mutato in un suo sentimento e in un suo tono; e forme e colori di codesto ,mondo appaiono forme e colori suoi; e codeste cose e codesta natura sono essi medesimi il suo linguag·gio, la sua parola, il suo mito, la sua espressione. E così, quella che io dicevo poeticità diffusa, proprio questa è la poesia di Diego Valeri; proprio qui di quf:lsta,poesia è il suo timbro particolare e personale. L'ultima poesia del volume, Cose, pare e vuol essere una confessione di predilezioni sentimentali del poeta; è anche, implicitamente, dal poeta mede,simo inavvertita, una rivela,zione del suo segreto d'arte. · Narra un colloquio d'amore. La poesia, notate, si intitola Prima primavera; .finisce : Ogni parola trema su le labbra come un fiore di pèsco in cima al ramo. Un lamento e rimpianto di giovinezza che fugge, che sempre più affio– chisce e si spegne (Mattino d'estate): come più muto fatto è questo silenzio dalla scia lunga, di suono, delle due campane che non cantano più. Un ricordo di donna amata (Piazza delle Erbe) : Ma poi che porsi, appena a sfiorare, sopra una pèsca la mano vogliosa, con una fitta dolorosa mi riprese l'antico mio male; ché mi sovvenne una tenera mano e quella guancia delicata .... BibliotecaGino Bianco

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