Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

T/ imperatore << parvenu >> 225 La buona ragione la trova lui: egli è l'Imperatore del popolo, l'Im– peratore parve'YIIU. Lo dichiara lui stesso che è l'Imperatore parvenu, dando a questa parola non il senso di spregio che noi diamo, ma quasi di Cesa,re novello, sorto dal popolo e consacrato dal popolo per il bene e la libertà delle nazioni. La bohème è soddisfatta di questo matrimonio, ma i re di corona sde– gnano di chiamare lui mon frère. Parvenu ! Ma la corte di Francia ha un'insolenza teatrale di parvenu. Passano gli anni e più si approssima la tragedia e più la corte di Fran– cia appare come una festa di cui si sente, si paventa la fine. Non spe– gnete i doppieri, ché l'alba livida non appaia. L'impossibilità di adattare i sogni alla realtà si manifesta oramai chiaramente dopo la guerra d'Italia nel 1859. Nel convegno di Plom– bières l'Imperatore ha dichiarato a Cavour che la guerra d'Italia non dovrà avere carattere rivoluzionario. ' Ma fu ben quella una guerra rivoluzionaria, anche se guidata da un Re di una monarchia otto volte secolare, come la monarchia di Savoia. Napoleone aveva voluto la libertà d'Italia dalle Alpi all'Adriatico. Famosa frase: dalle Alpi all'Adriatico! Villafranca ha precluso l'ese– cuzione di questo programma; ma « dalle Alpi all'Adriatico>> rimase sempre fisso nella mente di lui, anche quando nel 1865 Bismarck, a Parigi, ebbe l'audacia di dire, proprio al nostro Costantino Nigra queste diabo– liche parole: « Se l'Italia non esistesse, bisognerebbe inventarla>>. Libertà d'Italia! E. l'Imperatore non s'avvede che libertà sarà an– che unità, e attraverso un labirinto di vie senza uscita dovrà cedere per fatalità di cose al concetto unitario, tanto che in quel procelloso e mera– viglioso anno di nostra storia che fu il 1860, il Nigra assicurava Cavour quanto al contegno di Napoleone, dicendo di non temere « perché noi l'abbiamo fatto nostro complice>>. Dunque l'esercito di Solferino ,è tornato a Parigi coronato dalla vittoria. L'Imperatore è paragonato a .Scipione romano. Davanti ai su– premi consessi dell'Impero, l'Imperatore spiega perché prima egli ha fatto la guerra e poi ha fatto la pace. « Per liberare l'Italia dall'Austria ho fatto la guerra, e quando mi sono accorto che la Francia correva pe,.. ricolo, ho fatto la pace>>. Ma il generale Fleury, il suo ben fido aiutante di campo, sar-casticamente commenta: « Non se ne poteva accorgere prima di fare la guerra ? >>. Tutte le sentenze dell'Imperatore rivestono un non so che di auto– matico che paiono come eco di una voce che è fuori di lui, di una volontà che gli impone un comando. L'uomo accortissimo pronuncia parole come queste: « Sarò sempre com1eguente nella mia condotta . .Se ho combat– tuto per l'indipendenza italiana, e ho manifestato le mie simpatie per le nazionalità polacche, io non posso in Germania aver altri sentimenti, né obbedire ad altri principi>>. Inaspéttata giunge la notizia della vittoria di Sadova. Il piccolo re– gno di Prussia ha spezzato il grande impero d'Austria. Sadova, il se– condo colpo mortale nel corpo dell'Austria, dopo Solferino. L'Impera– tore è atterrito, yede profilarsi il fanta.sma di Sédan. 15. - Ptousu. B1bllotecaGino Bianco

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