Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
210 JiJ. Pea l I me·zza piog,gia quando il camminare sull'erba i pan- taloni in fondo. Le coglitore erarno scalze sull'erba dell'olivet , colla brina e colla pioggerella. Tutte in fila, piegate sulla vit~ come pecore che brucasser,o l'erba: colle mani per terra, a raccoo·Iiere senza indugio le olive ca-dute nella 1I1ottata. E se era sfata no\iata di vento, anche le olive acerbe era,no in terra, tra l'erba brinata e cosi tante, nel– l'annata di quell'anno che era 3Jnnata bona. 1 Il padrone, di lontamo, distingueva, a prima vista, i fianchi della giovinetta, ulivastra. E le gonnelle che, per lo sforzo di piegarsi sulla vita, si alzano di dietro e lasciano veder.e i polpacci nudi alle coglitore, alla ragazza ulivastra invece fa.cevano la spia delle calze bige di lana ; la soletta bianca di filo la vedeva bene il pa,dlrone, di lontaino, fino sotto la pianta del piede, a calcagno alzato a bocca di lupo sullo zoccolo di legno. E l'orlo, e la balza dle'lla sottana metà visfa da rovescio a righe blù orizzontalmente alle gambe della ragazza ulivastra; e la funicella che sopportava la sacca delle olive ra,coolte, stretta alla vita, penzolava a due capi rnel vuoto delle gambe scoperte. Tutto vedeva il padrone in,namorato : i cannoni della gonna stretti e chiusi alla vita e larghi in fondo, li contava ad uno ad uno; ... e intravvedeva sotto, la grazia di un corpo esile. La ra,gazza ulivastra era di poche parole. Quella bocca tagliata col rasoio pareva che ,durasse fa.tica perfino ad aprirsi per respirare. E quando le coglitore, di sera,, nella camerata del granaio, par– lavano delle loro coi;::e,disordinatamente tutte· assieme, assordanti, la ragazza ulivastra si affacciava sul portico per evitare il frastuono delle parole urtanti ai suoi orecchi: non voleva ,parlare e nolll voleva sentire il cicaleccio di tutte quelle donne. Oosì restava sul portico a guard'are la camp3,gna e il cielo, e i monti, laggiù in fondo neri. Se il tempo era bello, s,e era chiaro di luna, allora si sentiva meno sconsolata. Si avvolgeva lo scialle intorno al collo e alla bocca per il freddo pungente e gli ,occhi si ;pascevano di quel chiarore versato dal cielo sulla terra. \ Allora anche i monti erano visibili, se i nebbioni non li occul- tavano. E gli occhi della ragazza ulivastra cer,cavano immaginosi le gole dei monti dove passano le mulattiere che portano alla casa nativa: sospirava di questo amore che era l'unioo che potesse sentire. Il padrone invano tentava ogni sorta. di ammenicoli per far capire alla ragazza ulivastra il suo sentimento: la ragazza par~va non accorgersene. Al « buon giorno)) rispondeva,: - Buon giorno, BibliotecaGino Bianco
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