Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
La nonna 71 La mamma era seduta sui cuscm1, scapigliata, scomposta : un mucchietto di rughe gialle che rischiarava um sorriso. La crumicia .aperta mostrava il petto rugoso, le mani trem3,vano gialle sopra il lenzuolo. ::-- Anche voi, - disse, - anche voi siete qui. ... E si mise a piangere, interrotta da colpi di tosse. Le furono tutti i,nt@no, dkendo parole liete, non volerndo che €Ha parla,sse •della ragione per cui erarno venuti : e nondimeno, se norn l'avesser,o .saputa irn pumto di morte, ognuno sarebbe rimasto illella sua propria casa. Ora a vederla lì così magra e 'già quasi .as•soote·,coill quella tosse, con quegli occhi di febbre, la visibile ne– cessità dell'evento p,1:·o.ssimo seni.brava farlo men triste. Marisa stabilì il turno delle veglie di motte : senza che alcuno gliel'avesse assegnata, la ,direzione di ogni cosa spettava rnatural– mente a lei. E per due doillne, in una casa aJI1chepiccola dov'è un malato grave, il lavoro non manca. Per Gino, non c'era-111iente da fare. Nella camera dell'inferma .s:erntiva d' essere un ingombro : la mamma dormiva sempre, o si lamentava, o doveva scendere dal letto; e poi là non si poteva fuma-re. - Esci. Perché non esci? - gli dicevano, ora l'una ora l'altra, ,Jole e Marisa. Ma 1110n gli pareva c0111veniernte uscire, se non ·approfittando tal– volta delle commissioni che si rendevano mecessarie ; gli pareva che il momento di quella morte, per cui non piarngeva più ma gli re·stava in tutto l'essere un'agitazione imvincibile, bisognasse aspettarlo lì iin casa, girando da una sedia all'altra nelle caimere vuote, pr,oi– bend!osi di dire a se stesso che il dolore del primo m-0mento era già pas,sa,to e che ora subentrava la noia. Poi c'era ,quella benedetta faccenda dell'ufficio, oome U111a spina in gola; certo, di assai lieve importamza i!Il confronto all'avveni– mento atteso, ma pure da,va 111oianche quella. Circa U111 mese prima :aveva inventato appunto U111a grave infermità della mamma, a causa di una certa donnina com cui era stato insieme tre giormi. È vero che questa volta avev•a aggiU111to il telegrrumma al biglietto di scusa € ,del resto nessuno a,vrebbe osato metter•e in dubbio la sua parola: ma insomma, era Ull1 peccato che la infermità vera fosse venuta a così poca distanza da quella mentita. Dopo, avrebbe potuto mamd'are fo ufficio la pa,rtecipazione di lutto, e sarebbe stata una prova anche per l'altra volta; ma intamto si sentiva pesare sulla co.sciernza, p·r•o– prio adesso che non era in colpa, la bugia di allora. Due giorni e due notti passarono così: sembrwndo ciascuno più irritato c he triste , - non, povera mamma, verso di lei, - che con– tinuasse a dura.re imcerto quello stato di c-0se. Poi il medic,o dichiarò l'inferma fuori d i pericolo, e fu oome se un incubo li avesse lasciati. BibliotecaGino Bianco
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